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VENEZIA 2021 Giornate degli Autori

Recensione: Piedra noche

di 

- VENEZIA 2021: Il regista argentino Iván Fund racconta, tra realismo e magia, l’inconsueta elaborazione del lutto da parte di una coppia che ha perso il figlio piccolo in mare

Recensione: Piedra noche
Marcelo Subiotto e Mara Bestelli in Piedra noche

Una spiaggia sterminata, deserta, lambita da un mare che appare incontaminato. È il panorama che si gode dalla bella residenza estiva dei protagonisti del nuovo film del regista argentino Iván Fund, Piedra noche [+leggi anche:
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intervista: Iván Fund
scheda film
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, presentato in concorso alle 18me Giornate degli Autori di Venezia. Uno scenario suggestivo, in parte disturbato dalla presenza di una ingombrante piattaforma industriale installata a pochi metri dalla riva, che è più che un semplice sfondo per questa storia di dolore, elaborazione del lutto, ma anche di amore e di profonda amicizia, in cui la tragica perdita di un figlio si mescola con le credenze popolari riguardo a una misteriosa creatura marina.

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Bruno e Greta (Marcelo Subiotto e Mara Bestelli) sono gli amorevoli genitori del piccolo Denis (Jeremías Kuharo), un dolce e placido bambino appassionato di un videogioco che ha per protagonista un mostro che distrugge cose e città. I pescatori del luogo narrano che attorno alla controversa piattaforma si aggiri una strana creatura degli abissi. Incuriosito da questa leggendaria presenza, una notte Denis si avventura sulla spiaggia e non fa mai più ritorno. Circa un anno dopo, la casa sulla spiaggia è in vendita, e Greta chiama la sua amica del cuore Sina (Maricel Álvarez) chiedendole di aiutarla a preparare gli scatoloni e a portare via tutto. Così Sina, appena finito il suo turno di lavoro al reparto profumeria di un grosso centro commerciale, prende un treno e parte verso la costa.

Greta e Sina si ricongiungono affettuosamente nella casa in riva all’oceano. Denis non c’è più, ma la sua presenza è palpabile, nei ricordi e negli oggetti che gli sono appartenuti. Bruno in particolare, spesso distratto e come in preda a qualche visione, è convinto che il figlio si nasconda nei boschi lì vicino, e poi c’è quel videogioco di Denis che ancora funziona nonostante sia stato ritrovato in mare molti mesi prima. Una coppia di potenziali acquirenti viene a visitare la casa, accompagnati da un intraprendente agente immobiliare (incarnato da Alfredo Castro), il quale sogna di creare un business attorno alla piattaforma e alla leggenda del mostro marino (“quando la Scozia era in crisi economica, inventarono la leggenda del mostro di Loch Ness e il posto si riempì di turisti”). Ma come si fa a vendere e andar via proprio ora che alcuni segnali suggeriscono che le cose non sono esattamente come sembrano e c’è ancora, forse, una speranza?

Piedra noche è un film “sul rapporto con la nostra infanzia e con il tempo che passa”, afferma il regista argentino. E in effetti, nella loro inconsueta e pacata elaborazione del dolore, i due coniugi protagonisti sembrano gradualmente assumere il punto di vista del figlio scomparso. Il tutto è calato in un’atmosfera grigia e post apocalittica, con un intenso accompagnamento musicale e un’aria da pellicola degli anni ’50. La sensazione che il film lascia è quella di una profonda compassione e tenerezza nei riguardi di questa famiglia spezzata che cerca di sopravvivere come può a una tragedia insopportabile.

Piedra noche è una produzione delle società argentine Rita Cine e Insomnia Films, in coproduzione con la cilena Globo Rojo Films e la spagnola Nephilim Producciones. Le vendite internazionali sono affidate alla francese Elle Driver.

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