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TORONTO 2021 Discovery

Recensione: Anatolian Leopard

di 

- Scompare l'orgoglio dello zoo di Ankara, ma chi se ne assumerà la responsabilità, si chiede il regista turco Emre Kayis nel suo film d'esordio

Recensione: Anatolian Leopard
Ugur Polat in Anatolian Leopard

Il leopardo anatolico del titolo si chiama Hercules e purtroppo non sopravvive in questo film abbastanza a lungo da confutare completamente l'idea che i leopardi non possano cambiare le loro macchie [ndt: espressione equivalente a “il lupo perde il pelo ma non il vizio”]. Il regista esordiente Emre Kayis preferisce sondare i suoi personaggi umani, di cui c'è un intero gruppo sparuto e invecchiato, senza una caratteristica redentrice che li accomuni. L’atmosfera di questa mordente parabola sociale è darwiniana, in senso capitalistico; per parafrasare ancora Shakespeare, sono i leoni che fanno mansueti i leopardi. Il film è stato presentato in anteprima nella sezione Discovery dell’edizione ibrida di quest’anno del Toronto International Film Festival, dove ha ricevuto il premio della giuria FIPRESCI per l'intera selezione.

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Nonostante le onorificenze, Anatolian Leopard [+leggi anche:
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sembra un film a metà, come se il suo regista fosse troppo scontento del buon lavoro che stava facendo nelle vitali fasi iniziali, e si fosse precipitato verso il punto in cui avrebbe potuto finalmente scrivere "THE END" sull’ultima pagina della sceneggiatura. Quasi tutto, fino alla fine del primo atto - quando il prezioso ospite dello zoo scompare - funziona alla grande; forse Kayis ha iniziato a impantanarsi, come facciamo noi tra il pubblico, scoprendo gli aspetti pratici di come le diverse “faction” della storia rispondono alla situazione. La linea narrativa è esile ma i temi considerati sono vasti: questo potrebbe essere un raro esempio di film in cui i parallelismi con il clima politico delle "fake news" creano opacità piuttosto che alleggerirlo.

In termini formali, Kayis realizza la rara impresa di ideare uno zoo - uno zoo di tutti i posti - che assomiglia a una discarica poco invitante e putrescente. Non è la labirintica casa degli orrori del documentario Bestiaire di Denis Côté (uno dei film recenti più importanti su questo argomento), e dimentichiamoci degli allegri animaletti dei film per famiglie. Nelle scene di Anatolian Leopard ambientate all'inizio dell'inverno, la neve ingombra così tanto le sbarre e le passerelle della gabbia che puoi a malapena sbirciare l’amichevole creatura. È questa situazione che porta il sindaco di Ankara (lo zoo è una struttura di proprietà pubblica) a vendere la terra a un consorzio di sviluppatori degli Emirati, con l'obiettivo di trasformare questo luogo pittoresco ma spiacevole in un parco a tema "Lampada magica di Aladino". Kayis si diverte molto con una presentazione aziendale "previsualizzata", che mostra un rendering 3D di un ottovolante a tema Arabian Nights.

Fikret (Ugur Polat), il fedele ma taciturno manager dello zoo - "qui da 22 anni", come molti personaggi gli ricordano - vuole preservare la passione della sua vita, e usa il destino del prezioso animale in gabbia, un raro leopardo anatolico, per bloccare questi cambiamenti: dove potrebbe vivere in questa nuova situazione? Ma la morte improvvisa del felino crea un'occasione per Fikret e il suo assistente di lunga data Gamze (Ipek Türktan) per sostenere ulteriormente la loro causa e portare i media e le forze dell'ordine a occuparsi del caso. Il finale del film è incentrato su dialoghi ponderati e impassibili tra Fikret e i suoi collaboratori (la città sembra popolata da amici e conoscenti della sua giovinezza), con sorprendenti digressioni sulla mitologia greca e sulla politica di sinistra, certamente con un’accelerazione del declino della trama del film.

Dare al pubblico contemporaneamente ciò che si aspetta e ciò che spera, cogliendolo alla sprovvista, è un modo infallibile con cui concludono molti film. Anatolian Leopard indugia fino al traguardo, un po' soffocato dal significato simbolico della sua specie in via di estinzione, uomini e bestie allo stesso modo.

Anatolian Leopard è una coproduzione tra Turchia, Polonia, Germania e Danimarca di Olena Yershova per Tatofilm con Asteros Film, Adomeit Film, Donten & Lacroix Films ed elemag pictures. Luxbox si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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