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ROMA 2021

Recensione: The Burning Sea

di 

- Il disaster movie del norvegese John Andreas Andersen immagina il collasso di tutte le piattaforme petrolifere nel Mare del Nord, con grandi effetti speciali e un’eroina coraggiosa

Recensione: The Burning Sea
Kristine Kujath Thorp, e sullo sfondo Rolf Kristian Larsen, in The Burning Sea

La minaccia per il pianeta Terra non arriva più dagli alieni, ma dal pianeta stesso, o meglio, dall’uomo. Il disaster movie norvegese The Burning Sea [+leggi anche:
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, diretto da John Andreas Andersen (The Quake - Il terremoto del secolo [+leggi anche:
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) e presentato in anteprima mondiale alla 16ma Festa del cinema di Roma, immagina una minaccia molto più inquietante per il genere umano, poiché più credibile e attuale, rispetto a quelle che hanno alimentato tanti film catastrofici degli ultimi decenni, vedi l’invasione di strane creature dallo spazio o asteroidi killer diretti sulla Terra. La minaccia qui arriva dal fondo del mare, dove il prelievo massiccio e continuativo di petrolio e gas ha reso i fondali oceanici una “groviera”, pronta a collassare e a inghiottire le piattaforme petrolifere, con successivo sversamento di quantità inimmaginabili di petrolio in acqua. In parole povere, un disastro ambientale con conseguenze drammatiche sulle coste, sull’economia, sulla fauna, sulla vivibilità di questo pianeta: praticamente, la fine del mondo.

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Il tutto accade nel Mare del Nord, dove nel 1969 fu scoperto uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo, denominato Ekofisk, avviando una stagione di trivellazioni in mare aperto, sfruttamento delle risorse, prosperità. Cinquant’anni dopo, arriva il conto sul piano ambientale: una faglia si è aperta sul fondale oceanico, provocando il crollo di una piattaforma. Una squadra di esperti, tra cui la manovratrice di robot sottomarini Sofia (Kristine Kujath Thorp), accorre per cercare i dispersi e valutare i danni, ma quello che scoprono è che questo è solo l’inizio di una possibile catastrofe apocalittica. Centinaia di piattaforme vengono evacuate, ma durante le operazioni di sgombero c’è un intoppo, e Stian (Henrik Bjelland), che di Sofia è l’amorevole compagno, rimane intrappolato negli abissi marini. Nessuno è disposto ad andare a salvarlo, è troppo rischioso, gli eventi stanno precipitando. Chi non si arrende è, ovviamente, Sofia.

“Non ci sono supereroi qui, ma persone normali che reagiscono e prendono decisioni”, ha precisato il regista presentando il film a Roma. E nel film, chi sa sempre cosa fare è proprio Sofia, ragazza dolce e saggia che all’occorrenza tira fuori un coraggio da leone. Suspense, buoni sentimenti, corse contro il tempo, situazioni che si risolvono sul filo di lana, e soprattutto effetti speciali grandiosi che nulla hanno da invidiare alle produzioni hollywoodiane, non manca nulla per soddisfare gli amanti del genere, il tutto declinato alla scandinava, dove il dibattito sulle politiche petrolifere è di fatto molto sentito e dove ci si chiede se sia opportuno continuare a scavare nei fondali marini per ottenere energia. “Pensavamo di essere una nazione fondata sul petrolio, invece siamo una nazione fondata sull’oceano” si dice nel film, sintetizzando il concetto che la natura ha ancora l’ultima parola, o almeno dovrebbe averla. The Burning Sea è quindi un film che intrattiene, ma che fa anche molto riflettere, poiché certe immagini, più che da un film catastrofico, potrebbero uscire da un normale telegiornale di oggi.

The Burning Sea è prodotto da Fantefilm ed è distribuito da Nordisk Film Distribusjon AS. L’uscita in Norvegia è fissata per il 29 ottobre; in Italia uscirà ad aprile 2022 con Minerva Pictures.

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