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SOLETTA 2022

Recensione: Lost in Paradise

di 

- Il film di Fiona Ziegler è una commedia irriverente che mette in scena un personaggio in bilico tra due culture, tra due mondi dai quali non può e non vuole (più) fuggire

Recensione: Lost in Paradise
Dominique Jann e Hana Vagnerová in Lost in Paradise

Presentato in prima mondiale alle Giornate di Soletta 2022 dove concorre per il Prix du public, Lost in Paradise, primo lungometraggio della giovane regista svizzera Fiona Ziegler ci fa viaggiare tra Praga e Berna grazie alle peripezie di Evžen (interpretato da Dominique Jann), un musicista trentenne che cerca di divincolarsi tra ambizioni personali e doveri famigliari ai quali non ha intenzione di sottomettersi.

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Fiona Ziegler conosce bene la Repubblica Ceca visto che è stata la prima svizzera e più in generale la prima regista d’Europa dell’Ovest ad essere ammessa alla prestigiosa Accademia cinematografica di Praga. La regista è stata selezionata tra centinaia di candidati e candidate per seguire il corso di regia, un corso che comprende solo sei studenti. Lost in Paradise può essere visto in parte come la trasposizione filmica del suo vissuto, la trascrizione in immagini della difficile convivenza di due mondi e due culture che sembrano a volte contendersi il posto d’onore.

Evžen ha lasciato la Svizzera per andare a vivere a Praga, una città che suo padre ha abbandonato a sua volta nel 1968. Evžen vuole assaporare una vita bohémienne che la sua famiglia considera come insensata, una vita fatta di incertezze, questo è certo, ma anche di grande autonomia e libertà. La passione per la musica lo spinge ad aprire un club, il Venuše (Venere) che accoglie una folla eterogenea di personaggi coloriti intenzionati a vivere intensamente un presente che sembra svanire con il sorgere del sole. La sua situazione cambia drasticamente a causa di un incendio che rade al suolo il locale, un avvenimento inaspettato che spinge Evžen a prendere una decisione radicale: tornare a Berna per chiedere alla sua famiglia di finanziare la ricostruzione del Venuše. Senza assicurazione e messo alle strette da un proprietario decisamente impermeabile a qualsiasi forma di compromesso, il nostro protagonista non ha altra scelta. Confrontato ad una famiglia che non capisce più (e che forse non ha mai realmente capito), Evžen si sente messo alle strette, obbligato a seguire le regole di un ambiente borghese asettico che lo soffoca. Malgrado ciò il nostro antieroe idealista cerca comunque di mantenere intatti i suoi sogni d’indipendenza e libertà.

Prima coproduzione assoluta tra la Repubblica Ceca e la Svizzera, Lost in Paradise si nutre delle particolarità proprie di queste due nazioni che hanno più cose in comune di quanto si possa credere. Ode allo “charme grottesco della borghesia”, il primo film di Fiona Ziegler si basa in parte sul suo vissuto personale (il film è definito dalla regista come parzialmente autobiografico) fatto di aneddoti surreali (durante uno dei suoi viaggi tra Praga e la Svizzera avrà davvero incontrato un uomo che trasportava nella sua valigia un piccolo coccodrillo?) e riflessioni più ampie sulla precarietà del vivere una vita da artista in un mondo che carbura esclusivamente a colpi di “lavoro fisso”.

Marcato da un umorismo a volte molto tipato, che la gente in sala sembrava comunque apprezzare, Lost in Paradise mette in scena un personaggio perso tra due mondi, un essere a fior di pelle che cerca di costruire la propria traiettoria personale al di là degli obblighi sociali di una società marcata dall’ossessione per la stabilità. Malgrado una storia d’amore senza grande spessore, il percorso di Evžen sembra fatto su misura per essere adattato al cinema, un percorso surreale nel quale sogni e realtà sembrano infine riconciliarsi.

Lost in Paradise è prodotto da Cinémotif Films (Repubblica Ceca) e Cognito Films (Svizzera) in coproduzione con la FAMU. I diritti internazionali appartengono a Cinémotif Films, FAMU e Catpics AG.

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