Wie die anderen, la follia al di là dei cliché
- L’ultimo documentario di Constantin Wulff, regista dell’intrigante Ulrich Seidl und die Bösen Buben, è in competizione per l’ambito Prix de Soleure
Dopo la sua prima internazionale lo scorso ottobre al DOK Leipzig, Wie die anderen [+leggi anche:
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scheda film] approda alle Giornate di Soletta dove è in competizione per il Prix de Soleure. Il regista tedesco (cresciuto in Svizzera ed austriaco d’adozione) Constantin Wulff abbandona i ragazzacci (Böse Buben) di Ulrich Seidl per immergersi nel quotidiano, altrettanto complesso, di un’istituzione psichiatrica per bambini e adolescenti poco distante da Vienna.
Girato quasi interamente in presa diretta, senza che le immagini siano mediate da una classica voce fuori campo, Wie die anderen ci trasporta in un universo misterioso e allo stesso tempo spaventoso, quello della psichiatria infantile. Come ci spiega lo stesso Wulff, è proprio sui fantasmi che aleggiano su questo universo che ha voluto lavorare, per liberare i cosiddetti “pazzi” da quella stigmatizzazione che gli si attacca addosso come una seconda pelle, malata, scomoda. Ciò che sorprende è la potenza e la profondità che le immagini, frutto di lunghe ore d’osservazione, emanano senza che il regista abbia avuto bisogno di caricarle eccessivamente di parole. Constantin Wulff ha privilegiato l’osservazione alla descrizione per lasciar parlare liberamente la realtà che scorre davanti ai suoi occhi e che trasuda un disagio che non smette di aumentare, silenzioso ed estremamente insidioso. Quale aiuto può davvero portare l’istituzione ai suoi giovani pazienti che non smettono di sfilare a un ritmo inquietante?
Wie die anderen sostituisce le grida strazianti e gli sguardi maligni che la cinematografia attribuisce spesso al giovane malato di mente con una quiete altrettanto inquietante ma estremamente più reale. Constantin Wulff osserva ostinatamente il piccolo mondo che popola la clinica facendo trapelare le piccole grandi preoccupazioni che abitano ognuno: la forte pressione ma anche la routine che scandisce i turni del personale medico e le abissali preoccupazioni dei pazienti. Tutti cercano di mantenere l’equilibrio, incessantemente. Wie die anderen ridà in qualche modo il suo vero ritmo alla malattia, un ritmo terribilmente lento, come un tarlo che scava profondamente nella mente. Certo le grida risuonano a volte fra i muri dell’istituzione, ma sono soprattutto i silenzi a dominare, quelli delle lunghe notti, quelli ostinati dei giovani pazienti.
La maniera discreta ma sicura che il regista ha d’osservare i giovani protagonisti del suo film gli regala un’autenticità e una verità che ci tocca profondamente. La “pazzia” sembra tragicamente vicina, troppo vicina, così vicina da farci quasi rimpiangere i malefici e distanti Danny di The Shining, o ancora i Damien di The Omen, e tanti altri. Cosa distingue i giovani pazienti seguiti da Constantin Wulff dai nostri figli, da quegli “altri” ai quali vorrebbero disperatamente assomigliare? Non molto se non un’indescrivibile tristezza che li rende già adulti, degli adulti ammaccati e coraggiosi che hanno il diritto di essere giudicati come tutti noi. Questa è la verità che Wie die anderen ci regala.
Il film è prodotto dalla viennese Navigator Film.
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