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FIFDH GINEVRA 2022

Recensione: Tout commence

di 

- L’ultimo lungometraggio di Frédéric Choffat ci scaraventa nell’intimità di una generazione che lotta per sopravvivere in un mondo che si sta sgretolando

Recensione: Tout commence

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, diretto in binomio con Julie Gilbert, nel quale Frédéric Choffat mette in scena una storia d’amore e redenzione in pieno deserto dell’Arizona, è la Svizzera e più in particolare la sua famiglia ad attirare questa volta il suo sguardo. Il suo ultimo lungometraggio Tout commence, presentato in prima mondiale alle Giornate di Soletta 2022 e più recentemente al FIFDH di Ginevra (in competizione nella sezione Grand Reportage) si presenta al contempo come racconto universale che tocca l’umanità nel suo insieme ma anche come storia intima di una famiglia che condivide delle passioni e delle preoccupazioni che da personali diventano universali.

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Dopo tre anni di riprese e un numero incalcolabile di peripezie (Covid in primis), Frédéric Choffat ci presenta il frutto del suo lavoro, un lavoro minuzioso nel quale cinque giovani affrontano problemi che sembrano più grandi di loro. È proprio tre anni fa che la famosa Generazione Z comincia ad impossessarsi dello spazio pubblico manifestando in favore del clima, cercando con i propri mezzi di sensibilizzare la società su di un’urgenza climatica ormai scottante. Anche in Svizzera le manifestazioni sono numerose e capitanate da un gruppo particolarmente unito e motivato di giovani che comincia a rimettere in causa il sistema sociale nel suo insieme (sistema bancario compreso). Proprio quando la loro voce sta per essere (finalmente) ascoltata, l’arrivo della pandemia di Coronavirus gli tarpa inaspettatamente le ali. Tout commence segue da vicino (o meglio, da vicinissimo) questi.e attivisti.e dall’euforia inebriante dai loro inizi quando ogni manifestazione sembrava poter cambiare le cose, all’apatia sociale causata dalla crisi sanitaria, un’apatia che sembra ridurre le loro grida al silenzio.

Frédéric Choffat ci spinge ad interrogarci sul nostro rapporto con un mondo che sembra sul punto di implodere. È ancora possibile sognare insieme un futuro migliore, un futuro nel quale il rispetto della natura rima con tolleranza tra gli esseri umani? A partire da interviste (ancora una volta molto intime) con i suoi stessi figli adolescenti e attivisti (Solal e Lucìa), il regista ci propone una riflessione da “insider” sulla gioventù svizzera (ma non solo) che continua a credere e a lottare per i propri ideali malgrado la crisi climatica e la pandemia. È ancora possibile sognare un mondo nel quale l’umanità lotti per l’uguaglianza e non più per il profitto e l’egoismo?

Malgrado una prima parte nella quale il regista filma i.le suoi.e giovani eroi.ne con uno sguardo ammirativo a volte forse eccessivamente ingenuo, è la seconda parte a regalare al film la dose necessaria di ambiguità che lo fa uscire da una sterile apologia. É in effetti in questa seconda parte, quella marcata dalla crisi sanitaria, che la parola di questi.e giovani militanti si libera e si arricchisce di una sana dose di malinconia baudelairiana. Il discorso sulla crisi climatica diventa il perno attorno al quale gravitano altre preoccupazioni quali la mancanza di modelli alternativi, la necessità di andare avanti malgrado un futuro sempre più incerto o ancora la rabbia nei confronti di un mondo di adulti che sembra non rendersi conto dei pericoli di una società che si aggrappa con tutte le sue forze ai propri (decadenti) paradigmi.

Malgrado la difficoltà di affrontare tematiche estremamente complesse che meriterebbero di essere trattate in tutte le loro innumerevoli sfumature (lotta per il clima ma anche contro il razzismo, l’omofobia, la transfobia…), Tout commence ha il merito di mostrarci dall’interno un movimento, quello per il clima, che si tende ad osservare con troppo distacco, come una semplice “moda giovanile”.

Tout commence è prodotto dalla ginevrina Close Up (che ne possiede anche i diritti all’internazionale) in coproduzione con Les films du tigre.

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