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MONS 2022

Recensione: A Brixton Tale

di 

- Il primo lungometraggio di Darragh Carey e Bertrand Desrochers affronta con uno stile moderno e in modo sottile il tema del razzismo di tutti i giorni e dei privilegi di classe

Recensione: A Brixton Tale
Lily Newmark e Ola Orebiyi in A Brixton Tale

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, il primo lungometraggio del giovane duo composto dal regista irlandese Darragh Carey e il quebecchese Bertrand Desrochers, si è aggiudicato il Premio Cineuropa al 37° Festival internazionale del cinema di Mons, dove è stato mostrato in anteprima belga.

Nell'omonima area di Londra, la giovane youtuber Leah (Lily Newmark) ama filmare la città e la gente, telecamera alla mano, alla ricerca di autenticità. Affascinata dalla presenza sullo schermo di Benji (Ola Orebiyi), giovane uomo intrigante, gentile e carismatico, residente in un quartiere popolare della zona, finisce per avvicinarsi al suo soggetto e a mescolarsi alla sua storia. Mentre i giovani si innamorano l'uno dell'altra, intraprendono un'audace ricerca di immagini, che aiutano a soddisfare il desiderio di Leah di realizzare un documentario autentico. Ma mentre descrivono le loro vite insieme, Leah, l'unica responsabile della narrazione, opterà per un ritratto artistico di Benji, riducendo il suo soggetto a stereotipi logori che rassicurano i fan del genere.

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Il tema della feticizzazione degli ambienti urbani da parte delle classi sociali facoltose viene affrontato di petto ma attraverso un approccio moderno. Attraverso le riprese dei protagonisti e la mise en abyme del montaggio di un film, gli schermi fungono da specchio delle nostre proiezioni e dei nostri privilegi. Nonostante il film sia stato realizzato con poco budget e in un periodo molto breve (18 giorni), c’è da riconoscere una certa precisione nella sceneggiatura, che regge piuttosto bene fino alla fine. La forma e l'universo delle immagini sono al servizio della storia per tutta la sua durata.

A tal proposito, va sottolineato l'approccio dei registi e sceneggiatori (Rupert Baynham, Chi Mai e Darragh Carey), che hanno lavorato insieme a persone della comunità di Brixton, alcuni dei quali, professionisti o meno, si ritrovano nel film. E in particolare Denis Gyamfi, accreditato come co-sceneggiatore e produttore esecutivo, anche lui originario di Brixton. Un vero contributo, a giudicare dal risultato, che aiuta a eludere le insidie ​​che il film cerca di denunciare.

Accanto al soggetto principale del film, ci sono i temi caldi dei quartieri difficili e dei giovani di oggi, come la brutalità della polizia o il ricatto del sextape. È un racconto urbano che finisce in tragedia, mettendo in luce le diverse realtà delle persone quando si trovano dinanzi alla legge e incoraggiandoci a riflettere su come possiamo vivere insieme.

Si tratta di un film lodevole (76 minuti: giusto quello che il budget poteva consentire, secondo i registi), che regala bei momenti e performance di attori. Ola Orebiyi, che porta il film, dimostra di essere carismatica quanto il suo personaggio offrendo un bellissimo primo ruolo, e la troveremo sicuramente in bellissime produzioni a venire.

Il film è una produzione delle società britanniche Paradox House e Reprobate Films con la tedesca BWGTBLD, ed è venduto nel mondo da Parkland Pictures.

(Tradotto dal francese)

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