email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SALONICCO DOCUMENTARI 2022

Recensione: The Devil's Drivers

di 

- Il documentario di Daniel Carsenty e Mohhamed Abeguth sui trafficanti che si guadagnano da vivere nei Territori palestinesi occupati è un viaggio davvero selvaggio ed emozionante

Recensione: The Devil's Drivers

Un film documentario esauriente e completo sulla vita nei Territori Occupati Palestinesi è destinato a essere complesso. Ma quando copre un periodo di nove anni, concentrandosi su diversi personaggi che fanno un lavoro illegale per sfamare le loro famiglie, nelle mani di Daniel Carsenty e Mohammed Abugeth diventa un'opera ramificata e multistrato che richiede un investimento da parte dello spettatore. Vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival del Documentario di Salonicco, The Devil's Drivers rende facile questo impegno: è una corsa sfrenata, un vero e proprio documentario thriller d'azione che ti tiene incollato alla poltrona.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Hamouda e Ismail sono cugini che vivono nel villaggio di Yatta, a sud di Hebron. Si guadagnano da vivere trasportando clandestinamente lavoratori illegali attraverso la parte stretta del confine tra la Cisgiordania e Israele dove il muro lungo 500 km non è ancora stato completato. È difficile per un palestinese ottenere un permesso di lavoro in Israele, e per uomini single senza figli è letteralmente impossibile: sono considerati potenziali terroristi. I lavori in Cisgiordania sono scarsi e mal pagati, e quindi molte persone rischiano la propria libertà ogni giorno andando a lavorare illegalmente in Israele, i cui dati dicono che ci sono 60.000 lavoratori privi di documenti nel Paese.

Quando il film si apre nel 2012, Carsenty è in macchina con Hamouda e un paio di operai. Stanno correndo su strada e fuori strada per evitare le jeep dell'esercito israeliano. Con l'aiuto di osservatori posizionati sulle colline per informarli su dove si trovano i veicoli militari, navigano tra checkpoint e pattuglie e ogni corsa è una fuga per un pelo dal pericolo. Sul terreno desertico, con la videocamera portatile in auto, l'immagine salta su e giù e la polvere vola ovunque.

Dopo un'apertura ad alto numero di ottani, che si conclude con l'arresto di Hamouda e Ismail, il pubblico ha la possibilità di respirare e di guardare un riepilogo della storia recente della situazione dell'occupazione israeliana attraverso una metamorfosi in animazione semplice ed elegante accompagnata da titoli esplicativi. Incontriamo anche uno degli osservatori, il vecchio pastore Ali, e Issa, un altro ex contrabbandiere che dice di aver smesso di guidare quando degli informatori si sono infiltrati nella comunità.

Hamouda e Ismail vengono rilasciati dopo un paio di mesi e messi in libertà vigilata. Hamouda ricomincia subito a guidare: il suo terzo figlio è nato mentre era in prigione. Il figlio ventenne di Issa si unisce ai ranghi dei lavoratori illegali mentre Ismail si dedica all'edilizia. Dopo aver avuto il suo primo figlio, vuole rimanere nella legalità. Ma chiaramente non è tagliato per questo lavoro, quindi torna a guidare, ma basta un solo mordi e fuggi per metterlo in pericolo come mai prima di quel momento.

I segmenti adrenalinici fanno da contraltare alle storie emotive e intime dei protagonisti, ed entrambi i filoni del film si appoggiano al quadro generale della repressione. Il governo israeliano rafforza l'anello intorno alla regione con più pattuglie e posti di blocco e continua a ostacolare le opportunità di una vita normale in tutti i Territori Occupati.

Alcuni dettagli del film sembrano contraddittori, ma questo è probabilmente dovuto alla condensazione in 90 minuti di una storia che abbraccia un periodo molto lungo e con circostanze in continua evoluzione: la montatrice Laia Prat riesce a tenerlo insieme anche quando sembra che possa far saltare le cuciture. Anche la colonna sonora drammatica del compositore Henning Buch aiuta a completare il quadro, alternando temi con percussioni e archi.

The Devil’s Drivers è prodotto da Propellerfilm, CHUNK Filmproduktion e Mark It Zero. Le vendite internazionali sono di Films Boutique.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy