email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VISIONS DU RÉEL 2022 Concorso

Recensione: Dogwatch

di 

- Il regista greco Gregoris Rentis esplora la mascolinità al di là delle questioni della tossicità e dell'aggressività in questo racconto ibrido sui mercenari assunti per proteggere le navi in acque pericolose

Recensione: Dogwatch

Nel suo primo lungometraggio, Dogwatch, presentato in anteprima mondiale al concorso internazionale di Visions du Réel, il regista greco Gregoris Rentis colpisce nel segno. A cavallo tra finzione e documentario, esplora la mascolinità oltre le semplici questioni della tossicità e dell’aggressività.

Se la storia è trattata in maniera documentaristica, l'approccio audiovisivo rientra chiaramente nel campo della finzione. Questo è chiaro sin dalla prima ripresa in widescreen, un tableau con telecamera fissa che ritrae tre uomini in uniforme sul ponte di una nave. Sembra una commedia: il comandante grida: "Nemico ore 9!" e i due soldati si girano e puntano i fucili in direzioni opposte.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Anche se Rentis sembra prendersi gioco dell'idea dei militari come muscoli senza cervello, in una certa misura, nel corso del film, ci rendiamo conto che li tratta con genuina comprensione e rispetto. La storia è raccontata attraverso tre personaggi, mercenari impiegati dalle compagnie di navigazione per proteggere le loro navi dai pirati. Fino a una decina di anni fa, i pirati somali erano il flagello dei mari, e questi uomini pagati per sparare avevano molto da fare – ed è per questo che presumibilmente si decideva di intraprendere questo tipo di lavoro. Ma dal momento che nessuna nave sorvegliata è mai stata presa di mira, mentre le barche non protette continuano a essere preda dei pirati, i mercenari hanno un altro nemico: la noia.

Dogwatch si apre con il nuovo arrivato Yorgos che si allena su una spiaggia con altre reclute. Filmati da una distanza molto ravvicinata, combattono in silenzio in modo che si riescano a sentire i loro grugniti e respiri, e il leggero tonfo della carne sulla carne. L'attenzione su muscoli, vene gonfie, sudore e tatuaggi in questo segmento di apertura sottolinea la vacuità dell'idea del maschio alfa, ma mentre guardiamo Yorgos salutare la sua ragazza e poi festeggiare in attesa del suo schieramento in Sri Lanka, è chiaro che Rentis vuole che lo conosciamo come persona: un giovane uomo con un viso da bambino ancora abbagliato dalla grandezza del mondo.

Nel frattempo, Costas è un soldato esperto all'apice della sua carriera. Il focus qui è sulla sensazione di solitudine trasmesso dalle comunicazioni con la sua ragazza e gli amici, e le riprese di lui che guarda in lontananza dal ponte della nave. Questo segmento include un montaggio intelligente di una sessione di esercitazioni accompagnate dalla "Serenata" di Schubert dalla sua raccolta "Il canto del cigno", completo di un bossolo che rimbalza dal ponte al rallentatore, come un ironico richiamo ai film di guerra americani.

Infine, il veterano Victor vuole sistemarsi, chiede un lavoro d'ufficio, e il suo monologo al suo superiore è la parte più documentaristica del film mentre spiega le sue ragioni e motivazioni. Sta crescendo suo figlio (una scena tenera e meravigliosamente illuminata li vede insieme nel loro giardino) e addestrando una nuova recluta (qui, al contrario, viene mostrato come un istruttore spietato).

Gli strumenti del cinema di finzione meticolosamente impiegati dal direttore della fotografia Thomas Tsiftelis, dai primi piani e controcampi alle elaborate panoramiche e zoom, implicano una stretta collaborazione tra il regista e i protagonisti. L'intenso sound design di Leandros Dounis ci attira con facilità nei mondi interiori dei personaggi, e la colonna sonora del compositore britannico Forest Swords migliora i rispettivi ambienti, specialmente se combinata con il ralenti. Invece di adottare un approccio asciutto e osservativo, Rentis ci offre un’opera decisamente cinematografica la cui stilizzazione non rende meno "reale" o "vera".

Dogwatch è una coproduzione tra le greche BYRD, asterisk*, Topcut Modiano e Arctos SA, e la francese Good Fortune Films; le vendite internazionali sono guidate dalla canadese Syndicado.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy