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HOT DOCS 2022

Recensione: Burial

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- Il documentario immersivo e altamente tecnologico della regista lituana Emilija Škarnulytė giustappone le scorie nucleari a ciò che l'umanità ha già sepolto nel corso dei millenni

Recensione: Burial

Il documentario della regista lituana Emilija Škarnulytė Burial, proiettato a Hot Docs nell'ambito della selezione Changing Face of Europe di European Film Promotion, dopo la prima mondiale a Visions du Réel, giustappone le scorie nucleari con antichi siti sotterranei e sottomarini. Il risultato è un'esperienza coinvolgente, spesso psichedelica, che ricorda i film di fantascienza distopici con una punta di horror, inframmezzata da dati freddi e concreti.

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Partendo dalle didascalie che descrivono la creazione dell'uranio circa 6,6 miliardi di anni fa, con uno zoom a livello microscopico su quello che possiamo solo presumere sia un pezzo del metallo, la regista ci porta poi sott'acqua, con la telecamera che scivola attraverso ciò che sembrano essere i resti di una miniera di uranio segreta degli anni '50 in Polonia, gestita dall'Unione Sovietica. Il sound design è ronzante ed emette rumori gorgoglianti, e un grosso serpente nuota lì vicino, prima che lo spettatore venga trasportato alla centrale nucleare di Ignalina in Lituania.

Una nuova serie di didascalie ci informa che Ignalina è uno stabilimento gemello di Chernobyl e che, nel quadro della sua adesione all'Ue, la Lituania ha accettato di smantellarla. Naturalmente, non si demolisce una centrale nucleare con una palla da demolizione, quindi osserviamo i lavoratori in tute ignifughe mentre smontano con cura i pezzi uno per uno, spesso da una prospettiva aerea dalla cima della struttura monumentale. La telecamera esegue quindi una panoramica su alcuni grandi pannelli di controllo, con iscrizioni in russo e lituano, e qui ritroviamo il serpente che striscia sugli strumenti.

Successivamente ci spostiamo al centro di ricerca di Meuse, in Francia, profonda 500 metri, dove una particolare formazione geologica potrebbe rivelarsi il contenitore ideale per le scorie nucleari che dovrebbero essere rimosse da Ignalina entro il 2038. Percorriamo i vasti corridoi di cemento, sul sottofondo di una canzone a cappella, in cui la voce di una donna riecheggia e crea una sensazione agghiacciante e desolata.

La seconda metà del film è più scarsa di informazioni ma ancora più suggestiva. La telecamera si immerge da una grande altezza sott'acqua, dove si trova un'antica città – i titoli di coda ci diranno che è il parco archeologico sommerso di Baia in Italia. Il modo in cui le immagini sono montate fa sembrare una cisterna di epoca romana nei pressi di Napoli un luogo di sepoltura: prima di ciò, siamo passati per un'elegante camera ardente con urne cinerarie alle pareti.

L'impressionante materiale visivo non avrebbe il suo impatto inquietante, quasi primordiale, senza l'onnipresente e sfaccettato sound design. I rumori ronzanti e rimbombanti accompagnano le immagini delle macchine, dove potrebbero avere un carattere diegetico, ma spesso si estendono anche alle riprese della natura, associando l'organico e il meccanico in modo strano. Le vecchie trasmissioni radiofoniche sfrigolanti ci riportano all'era della Guerra Fredda, toccando la questione della paura delle persone per l'energia nucleare.

Il documentario appare tecnologico, freddo e impersonale, oltre ad essere un'esperienza visiva avvincente, con quello che è probabilmente l'approccio più coinvolgente che si possa immaginare prima della realtà virtuale. Tuttavia, Škarnulytė ha il suo punto di vista personale sul dilemma nucleare e lo mostra in modo potentemente viscerale nelle sequenze finali, questa volta privilegiando l'immaginazione rispetto alla perfezione tecnica.

Burial è una coproduzione della lituana Just a moment e della norvegese Mer Film.

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(Tradotto dall'inglese)

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