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DOCAVIV 2022

Recensione: The Camera of Dr. Morris

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- Itamar Alcalay e Meital Zvieli hanno montato le immagini girate da un medico britannico trasferitosi in Israele negli anni 60 in un ritratto struggente di una famiglia in uno Stato appena nascendo

Recensione: The Camera of Dr. Morris

Arrivare “alla fine del mondo”, in un paradiso di sabbia bianchissima, mare di un purissimo azzurro e montagne grigie all’orizzonte. E decidere che quella è la tua terra, il luogo dove vuoi vivere. E’ la storia di Reginald Morris e sua moglie Fay raccontata nel documentario di Itamar Alcalay e Meital Zvieli The Camera of Dr. Morris, nell’Israeli Competition del Docaviv. 25 anni lei, 40 lui, sposati a Birmingham poco dopo la guerra che Morris ha combattuto sul fronte giapponese per cinque anni, nella Royal Air Force, prima di tornare in Inghilterra e studiare medicina.

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Entrambi irrequieti, pronti al cambiamento, sentono parlare di Eilat e attraversano l’Europa in camper per raggiungerla e piantare la tenda nel deserto. Qui Morris riprende un beduino che parla con Fay e si allontana nella luce abbagliante. Non smetterà più di girare brevi filmati con la sua super 8. Nel 1960 Eilat, è una piccola città in costruzione nell’estremo sud d’Israele (nata soltanto 12 anni prima), sulle coste settentrionali del Mar Rosso, nel deserto meridionale del Negev, tra un villaggio egiziano e un porto giordano. Morris viene invitato a creare un servizio sanitario e diventa capo dell’ospedale. Fay crea una sezione del WIZO Women's International Zionist Organization, fa arrivare denaro dai ricchi britannici per aprire asili e scuole e diventerà console onorario. Insomma si integrano, pur rimanendo “still British”, come dice lei, buone maniere e tè alle 5, ma soprattutto fuori dalla cultura dominante israeliana del momento, che non ama in particolar modo i sudditi della Corona (i soldati inglesi impedivano l’ingresso agli immigrati e parteggiavano per gli arabi).

Nasce prima Aviva, affetta da sindrome di Down, poi Uni, stanno sempre insieme finché Aviva non muore per complicazioni polmonari a soli 6 anni. Nasce Andrew e dopo qualche anno la morte di una giovane britannica di Eilat spinge i Morris ad adottare la piccola Dolly, che se pur con le difficoltà di un’adozione all’epoca, farà parte integrante della famiglia. Immagini di spensieratezza e giochi, ma dietro c’è un’educazione in stile militare, dal cucinare al lavorare all’orto. Anche se in quella casa si succedono cene con gli amici e party in cui si balla in minigonna, e il cortile è animato da asini, oche, cani, iguane e infine due baby coccodrilli che Morris ha preso sul Nilo. Il clima è quello che si respira in tutto il mondo: da Eilat - che dopo i primi pionieri si è allargata con numerosi ex-carcerati - passano intellettuali, beatnick, turisti.  Si vengono a girare film western o biblici grazie ai panorami mozzafiato. Morris non si lascia distogliere dalla sua missione. Molti lo credono una spia, ma lui va in giro con un Land Rover pieeno di medicinali da distribuire ai beduini che lo aspettano sulle rive del Nilo, in Sinai, nei posti più sperduti.

Cosa ha spinto Alcalay e Zvieli a montare questo materiale in modo da raccontare la storia di questo gruppo attraverso gli anni, la famiglia di un medico britannico che impediva ai figli di parlare in ebraico? Certamente perché sullo sfondo c’è la nascita e i primi sviluppi di uno Stato, la convivenza con le tribù native (le intifade sono lontane nel futuro). Ma soprattutto c’è qualcosa di palpitante e struggente in quelle nascite e in quelle morti, quei pic nic sulla spiaggia e quelle vacanze in Europa, attraverso l’occhio attento di un padre. Alcalay e Zvieli hanno constatato che Morris aveva il senso dell’inquadratura, sapeva costruire micro narrazioni esteticamente attraenti, che loro hanno saputo “cucire” ad arte. Negli ultimi giorni di vita è Morris, per una volta, ad essere inquadrato dalla telecamera imbracciata dal figlio Andrew: “Ho vissuto una vita meravigliosa, con una famiglia meravigliosa”. 

The Camera of Dr. Morris è prodotto da Rose Water Films.

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