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BRIFF 2022

Recensione: En roue libre

di 

- Didier Barcelo propone una commedia agrodolce sotto forma di road movie sullo sfondo di nevrosi contemporanee, guidata con convinzione da Marina Foïs e Benjamin Voisin

Recensione: En roue libre
Marina Foïs e Benjamin Voisin in En roue libre

"Oh, la bella vita, sei solo, sei libero ed esci" canta Sacha Distel all'inizio di En roue libre [+leggi anche:
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, il primo lungometraggio di Didier Barcelo, proiettato in anteprima belga al Brussels International Film Festival nell'ambito della sezione The French (R)Evolution e nelle sale il 29 giugno, in Francia con Memento Distribution e in Belgio con Distri7. Canta della libertà, quella del titolo, quella a cui Louise vorrebbe aspirare. Solo che è delle sue nevrosi che Louise deve liberarsi. Una mattina, si ritrova intrappolata nella sua stessa auto. Non che la sua auto sia un bolide che sfreccia sull'autostrada in stile Speed, no, solo che quando la sua testa le dice di uscire, il suo corpo rifiuta. Colta da un improvviso attacco di panico, Louise non riesce più a scendere dalla sua macchina. Mentre si rifugia in un parcheggio, è oggetto di un rapimento inopportuno ma accidentale da parte di Paul, un ragazzo in stato confusionale che cerca vendetta per la morte del fratello.

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En roue libre è sia un road movie che un huis-clos mobile. L'auto, più che un veicolo, è qui un'ambientazione. Louise ne esplora tutti gli angoli, per forza di cose. È una costrizione paradossale, una prigione che le permette di avanzare, sia geograficamente che psicologicamente. Infermiera in burn-out, questa macchina in cui si ritrova intrappolata è una camicia di forza angosciante.

Aprendo uno ad uno i finestrini, le portiere e persino il tettuccio (in una scena geniale in un campo di zingari), esplora il suo posto nel mondo. Contrariamente all'adagio, spesso chi fa da sé non fa per tre, ed è questa improbabile coabitazione con Paul che la farà andare avanti. Anche il giovane ha ferite da rimarginare e insieme si incammineranno verso questa ritrovata intima libertà.

Lungo la strada, alcuni incontri insoliti danno linfa alla commedia: un’autostoppista elettrosensibile, una famiglia numerosa di viaggiatori, uno strizzacervelli che non è un ottimo praticante ma un buon amante. Se il tono è agrodolce, il legame con l'altro porta guarigione ed emancipazione.

Il cinema ha sempre amato i road movie, e in un mondo (quasi) post-pandemico, una boccata d'aria fresca e un ritorno alla terra sembrano ineludibili. Per la prima, il film può contare su Benjamin Voisin, ancora una volta convincente, reduce dai successi di Illusioni perdute [+leggi anche:
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. Sul fronte delle certezze, Marina Foïs dimostra, all'occorrenza, di saper evocare la giusta quantità di follia e oscurità nel suo sguardo quando si tratta di vivere queste commedie che riflettono i traumi della società.

En roue libre è prodotto da The Film (Francia) e Anomalie Films (Francia), con Memento in coproduzione. Le vendite internazionali sono guidate da Elle Driver.

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(Tradotto dal francese)

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