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TRANSILVANIA 2022

Recensione: The Last Execution

di 

- Franziska Stünkel esamina cosa può indurre qualcuno a collaborare con la tanto temuta Stasi e quali potrebbero essere le conseguenze

Recensione: The Last Execution
Lars Eidinger in The Last Execution

In un mondo sempre meno disposto ad accettare le sfumature grigie della moralità, e sempre più disposto a guardare le cose come bianche o nere, un film come l'avvincente The Last Execution [+leggi anche:
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di Franziska Stünkel è una boccata d'aria fresca, perché esplora, con un certo distacco, una storia comune a quasi tutti i sistemi politici oppressivi, in cui un individuo viene schiacciato se solo osa sfidare lo status quo. Il film tedesco è stato recentemente proiettato alla 21ma edizione del Transilvania International Film Festival, dove ha suscitato un acceso dibattito tra il pubblico rumeno, al quale sono già state proposte storie simili, com il film di Radu Jude Uppercase Print [+leggi anche:
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di Alexandru Belc.

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La sceneggiatura, scritta da Stünkel dopo anni di ricerche, è incentrata su Franz Walter, un accademico ambizioso che è tentato di collaborare con la Polizia Segreta dopo che gli è stata promessa una cattedra. Una mano lava l’altra. Qualche anno a fare vari lavori per la Stasi, e poi Franz avrà il suo posto in un'università, esattamente quello che ha sempre sognato. Ma ben presto gli ordini dei suoi superiori diventano sempre più crudeli, le conseguenze delle sue missioni diventano sempre più tangibili e Franz raggiungerà il punto di non ritorno.

Chi scrive viene dalla Romania ed è abbastanza anziano da ricordare come la Securitate rumena, con solo 15.000 dipendenti (e circa 135.000 informatori), abbia tenuto in ginocchio una nazione di 20 milioni di abitanti. Decenni dopo, e con la sicurezza di una (seppur sempre migliorabile) democrazia, è del tutto comprensibile quanto sia facile condannare categoricamente coloro che sono diventati informatori (o hanno lavorato per la Polizia Segreta), considerandoli semplici buchi neri morali. Ma, senza cercare in alcun modo di diventare una scusa per decisioni così discutibili, The Last Execution fa un ottimo lavoro nel mettere il "grigio" dove dovrebbe essere - e cioè quasi ovunque.

Con una ricostruzione molto attendibile della Germania dell'Est del 1981, il dramma mostra quanto sia stato facile raggiungere quel compromesso. Com'è facile chiudere un occhio. Com'è facile fare del male a qualcun altro, per il bene di te stesso e di coloro che ami. Se fosse nato in un Paese più democratico rispetto alla cosiddetta Repubblica Democratica Tedesca, molto probabilmente il protagonista sarebbe diventato professore in una prestigiosa università, ma a Berlino Est è chiuso in una morsa e deve divincolarsi, a prezzo della sua anima. Aiutato da un'eccellente interpretazione di Lars Eidinger, il film mostra quanto facilmente e in quanti modi un regime oppressivo possa schiacciare un uomo, tentandolo prima con la promessa di un futuro migliore e poi chiedendo in cambio l'indicibile.

Senza fare spoiler, diremo che la storia di Walter è ispirata a quella reale di un accademico, Werner Teske, che fu l'ultima persona condannata a morte nella Germania dell'Est. Sebbene la regista etichetti il suo film come fiction, premette che si basa su un'ampia ricerca, e sì, sembra tutto reale e questo rende meno facile giudicare.

The Last Execution è una produzione tedesca di Network Movie Film- und Fernsehproduktion Köln, Franks Filmproduktion and C-Films, in coproduzione con ZDF e Arte. I diritti internazionali sono gestiti da Global Screen.

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(Tradotto dall'inglese)

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