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ANGOULÊME 2022

Recensione: Habib la grande aventure

di 

- Benoît Mariage offre un ritratto fugace dei tormenti di un giovane attore, diviso tra le sue origini e il destino che sogna per sé

Recensione: Habib la grande aventure
Bastien Ughetto in Habib, la grande aventure

Benoît Mariage ha presentato in Concorso al Festival del film francofono di Angoulême il suo quinto lungometraggio, Habib la grande aventure [+leggi anche:
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intervista: Benoît Mariage
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, ritratto fugace di un giovane attore che naviga tra le ingiunzioni della sua professione e quelle della sua comunità.

All'inizio, Habib era un dolce sognatore. Lo incontriamo al suo risveglio, ancora un po' addormentato. Interloquisce con due piccioni che tubano fuori dalla finestra. Come il suo modello di riferimento, aspira a parlare con gli animali. Elogia l'umiltà degli uccelli, il loro senso di contemplazione. Habib entra nella parte, e forse anche un po' di più. Si appresta a indossare il costume di Francesco d'Assisi per una rappresentazione teatrale al Théâtre National. Un costume da santo, dunque, che solleva qualche dubbio sul suo impegno. Come può dire alla sua famiglia, che può essere devota ma ha una fede diversa, che sta per interpretare questo eroe?

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Tra le piccole parti di arabi che compaiono nella sua breve filmografia e questo ruolo da protagonista radicato nella religione cattolica, è difficile far capire ai genitori, rappresentanti della tradizione, la sua scelta professionale. Fino al giorno in cui, per caso a un casting, non ottiene una parte piuttosto speciale: qualche minuto al fianco del Cinema fatto persona, un abbraccio con Catherine Deneuve. Questo potrebbe bastare per riconciliare la sua famiglia, e anche la sua comunità, con la sua professione.

Attraverso il ritratto di un artista singolare, Benoît Mariage dipinge in modo sottile anche il ritratto di un'epoca, illustrando la ricerca di identità di un giovane uomo perso tra le sue origini e le sue aspirazioni, tentato dal potere di una fede che non è la sua, e che sceglie un modello ancestrale, una figura di decrescita ultramoderna, un predicatore di felice indigenza.

Ma questa ricerca spirituale è in definitiva soprattutto una ricerca di identità. Nel corso di questa grande avventura, Habib imparerà a concedersi di essere se stesso. A forza di vagare, di cercare riferimenti, perde un po' di sé lungo il cammino, più di suo padre, contro il quale cerca di costruirsi. "Tu sei mio padre, ma io non sono più tuo figlio", proclama con orgoglio al genitore, a immagine di Francesco d'Assisi. Habib rompe i legami per crearne di nuovi, superare la vergogna e diventare parte del mondo a modo suo.

Dietro questa ricerca personale, Benoît Mariage svela ciò che accade dietro le quinte del cinema, offrendo una visione maliziosa e assurda, supportata dall'interpretazione delicatamente allucinata di Bastien Ughetto nel ruolo di Habib, da una serie di deliziosi personaggi secondari e, naturalmente, dall'iconica Catherine Deneuve.

Habib la grande aventure è prodotto da Daylight Films (Belgio) e Formosa Production (Francia) che affiancano la cineasta belga da Les Rayures du Zèbre [+leggi anche:
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. Il film è coprodotto in Svizzera da Cab Productions e in Francia da Polaris Film. Le vendite internazionali sono gestite da Be For Films. L’uscita in Francia, fissata per il 22 febbraio 2023, è affidata a KMBO.

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(Tradotto dal francese)

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