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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Il gabbiano più inutile del mondo

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- Nel suo documentario, Giuseppe Lanno incontra il pittore siciliano Igor Scalisi Palminteri e con lui intrattiene una lunga conversazione sulla vita, sull’arte e sulla libertà

Recensione: Il gabbiano più inutile del mondo
Igor Scalisi Palminteri in Il gabbiano più inutile del mondo

Diretto da Giuseppe Lanno e presentato in anteprima mondiale nel corso della quinta edizione del Nòt Film Fest di Santarcangelo di Romagna, il documentario Il gabbiano più inutile del mondo [+leggi anche:
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consiste fondamentalmente in una lunga conversazione con l’eclettico pittore Igor Scalisi Palminteri, durante la quale vengono trattati, in diversi contesti quotidiani ed in maniera abbastanza spontanea, domanda sulla natura e sul ruolo dell’arte, sulla libertà e, più in generale, sul significato della vita. Fin da subito, scopriamo che l’artista trapanese è autore di splendidi murales ed ha sviluppato una propria visione dell’esistenza ricca al contempo di concretezza e spiritualità.

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Ogni sua opera ha una storia e trasmette un preciso significato religioso, filosofico e talvolta anche politico e di denuncia sociale, come ad esempio nel caso dell’affascinante murales di San Benedetto il Moro (da lui definito “un afro-italiano del Cinquecento”) o del trittico dedicato a Padre Pino Puglisi, brutalmente ucciso dalla mafia nel 1993.

La sequenza ambientata nell’autoscontro risulta tra le più efficaci e colpisce come per il pittore sia importante “prendersi cura di Igorino” e ritrovare il proprio “bambino interiore”. Si tratta di un approccio necessario che l’artista adotta per accettare la realtà scoraggiante dalla quale è circondato, per creare in libertà e, probabilmente, anche per costruire un rapporto più forte e più diretto con sua figlia.

Alcune sbavature tecniche riducono la qualità del risultato finale: una manciata di transizioni mancano di fluidità in termini di montaggio visivo e sonoro; si contano un po’ troppe sequenze di intermezzo (spesso lungamente descrittive e in grado di aggiungere poco al comparto narrativo del film) e le musiche di Angelo Sicurella, seppur ben realizzate, non sempre risultano organiche rispetto alla cifra stilistica ed al tono spirituale e filosofico stabiliti dal film e dagli argomenti discussi. Ciononostante, Il gabbiano più inutile del mondo resta un prodotto sincero, semplice e genuino: Scalisi Palminteri è senza dubbio un soggetto interessante da ascoltare e riesce, nel complesso, a spiegare a fondo la sua visione della vita e dell’arte, con grande leggerezza e schiettezza. “Ci sono degli artisti che nel gesto creativo, concentrano tutta l’opera. [..] Trovo il gesto interessante. Non quello di dipingere una porta [per esempio], ma quello di rubare quel pezzo di città. Lo trovo un gesto veramente romantico,” dice ad un certo punto Scalisi Palminteri e si tratta forse di una summa che fa comprendere pienamente l’amore che prova per la sua comunità e per la sua professione. In questa libertà di “rubare”, imparare e scoprire Scalisi Palminteri trova la sua linfa vitale e questa sua energia arriva tutta, senza filtri, dal grande schermo agli spettatori.

Il gabbiano più inutile del mondo è stato prodotto da Giuseppe Lanno e Rita Tura.

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