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VENEZIA 2022 Orizzonti

Recensione: Princess

di 

- VENEZIA 2022: Glory Kevin è la sorprendente protagonista del commovente film di Roberto De Paolis sulla vita di una giovane prostituta nigeriana

Recensione: Princess
Glory Kevin in Princess

Chi sono questi alieni che vediamo di sfuggita ai bordi delle nostre strade? Cosa vogliono, che vita fanno, come si chiamano? Una di loro si fa chiamare Princess, ma il suo nome non lo dice ai clienti che glielo chiedono quando si fermano ai margini di quel bosco che parte da Roma e arriva fino alla costa. Lei risponde Pamela, o Isabella, e ride. Glory Kevin, alias Princess, è la sorprendente protagonista di Princess [+leggi anche:
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, il film di Roberto De Paolis, titolo d’apertura in concorso della sezione Orizzonti della 79ma Mostra di Venezia. Scriviamo sorprendente perché nessuno si aspetta che una giovane clandestina nigeriana di soli 19 anni che si prostituisce in una pineta alla periferia della capitale (“le bianche lavorano in centro”) possa generare una palette così ampia di emozioni e sentimenti e comunicarli allo spettatore con una freschezza e un’attrattiva che un attore professionista non possiede.

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Roberto De Paolis ha esordito nel 2017 con Cuori puri [+leggi anche:
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, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, un film che situata una love story tra il parcheggio di un centro commerciale di periferia e un grande campo rom. Con questo suo secondo lungometraggio ha spostato lo sguardo ma non di troppo, e soprattutto ha rilanciato dal punto di vista della struttura cinematografica stessa. Ha scritto il film assieme alle ragazze nigeriane che lo hanno poi interpretato, inserendo elementi finzionali per la “croyance spettatoriale”, con attori professionisti che innescano le storie.

C’è dunque un livello di percezione del dramma assoluto delle vittime di tratta, spesso soggiogate dal un giuramento “juju”, rituale che la lega alla madam, la persona a cui si dovrà inviare il denaro ricavato dai clienti. Sono ragazze giovanissime che hanno sulle spalle lo sfruttamento sessuale quotidiano e allo stesso tempo la responsabilità di mantenere la propria famiglia nel Paese di origine. In Princess questa percezione arriva direttamente dai dialoghi delle protagoniste, senza i filtri di una commiserazione esibita. L’altro livello è quello della storia personale della protagonista. Princess esprime una joie de vivre che nessuna schiavitù può reprimere. Anche quando viene sistematicamente tradita dalla vita. La sua migliore amica è Success (Sandra Osagie): scherzano, si coccolano, si lanciano insulti (uno dei quali è “whore for free”) e litigheranno duramente. Fin dal nome della protagonista e dai titoli di testa con caratteri disneyani, il film si dichiara ingannevolmente fiabesco, perché è di una diciannovenne scanzonata che parliamo. Princess/Cappuccetto Rosso (ha una parrucca fucsia quando lavora) agisce in un bosco e il regista mette sulla sua strada diversi lupi: il cliente ricco (Maurizio Lombardi) che la porta sulla Ferrari bianca da sogno (anzi, da selfie, per far morire le amiche d’invidia); il taxista maniaco (Salvatore Striano); il candido Corrado (Lino Musella), che cerca funghi e porta da mangiare ai piccioni ma odia gli esseri umani. La porta a casa, le insegna a guidare e la vuole per sé, ma sarà solo un’altra illusione/delusione. Ecco perché l’ossessione di Princess è il denaro. È l’unica cosa a cui può aggrapparsi, ed il suo corpo è l’unica cosa che ha. Tanto madam le ha detto che quello che viene usato non è il suo corpo e un’altra donna sentirà il dolore al suo posto. Princess ci fa ridere e ci commuove perché dopo 110 minuti non è più un alieno, è esattamente come ci aspettiamo che sia una ragazza di 19 anni. Libera come quelle volpi che si aggirano per la sua foresta.

Princess è prodotto da Young Films e Indigo Film con Rai Cinema. Con Venezia, Princess entra nel circuito dei festival ma può certamente aspirare ad una distribuzione internazionale, iniziando con l’acquisizione nel proprio listino da parte dell’italiana Lucky Red.

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