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VENEZIA 2022 Fuori concorso

Recensione: When the Waves are Gone

di 

- VENEZIA 2022: Il maestro filippino Lav Diaz realizza un'altra logorante tragedia di vendetta, questa volta concentrandosi su due poliziotti corrotti pieni di rancore

Recensione: When the Waves are Gone
John Lloyd Cruz e Shamaine Buencamino in When the Waves Are Gone

Per quanto il lavoro di Lav Diaz si collochi ai margini della narrativa cinematografica standard, con durate dei suoi film sempre più lunghe e trame ellittiche, Diaz ha un debole per le storie ben articolate. Norte, the End of History, il suo lavoro più visto (non a caso, essendo questo uno dei suoi pochi film a colori), ha profondamente beneficiato dall’aderire così fedelmente all’opera dostoevskijana Delitto e Castigo, mentre raffigura il decadimento mentale di un giovane intellettuale al seguito di un errore della giustizia. In questa sede, alla premiere Fuori Concorso della Mostra di Venezia di When the Waves Are Gone [+leggi anche:
intervista: Lav Diaz
scheda film
]
– che è stato presentato come un ritorno più commerciale per l’ex vincitore del Leone D’Oro e Pardo D’Oro – Diaz ha liberamente rivisitato Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, raccontando una dolorosa, funesta storia di declino nazionale nelle corrotte Filippine di Duterte. Il film, con la sua aura dei primi del XIX secolo, costruisce delicatamente una sequenza di conflitti ricca di suspense, non dissimile al climax del duello di pistole in Barry Lyndon.     

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C’è un tipo di tensione che Diaz non sviluppi pienamente tra il fatalismo della sua storia e tutto ciò che vuole così appassionatamente e rabbiosamente catturare e rappresentare della recente politica filippina. Una predicibilità fatalista si insemina, mentre il pubblico si avvicina ai due corrotti tenenti della storia – come se Harvey Keitel e Nicolas Cage fossero avversari nello stesso film – in attesa di un faccia a faccia che si protrae per le intere tre ore di durata del film. Questa certa predicibilità deriva anche dall’utilizzo di una narrativa cliché da parte del regista, la quale ci è familiare per film come Heat, in cui due nemici vengono dipinti come speculari, alla costante ricerca di un modo per raggirare la propria controparte.

Da perfette pedine nelle forze dell’ordine di una nazione corrotta, pronte a portare avanti all’infinito un’inutile, paranoide “Guerra alle Droghe”, Hermes (John Lloyd Cruz) e Macabanty (Ronnie Lazaro) precedentemente erano incerti alleati – il primo era studente e pupillo del secondo, prima di denunciarlo per corruzione, una volta venuto a conoscenza della sua dubbia moralità. Quando Macabanty viene rilasciato per sospensione della pena, cerca vendetta sull’ex collega (il più forte riferimento al testo di Dumas), il quale sta attraversando un momento difficile, mentre combatte una psoriasi che gli corrode la pelle e viene investigato per abusi domestici.

Dunque, come egli stesso menziona nella breve sinossi, Diaz ha un certo talento nel comunicare una totale, dilagante desolazione, impedendo al pubblico una qualsivoglia forma di identificazione nella moralità dei suoi personaggi, pur mantenendoli accattivanti agli occhi degli spettatori, che li osservano coltivare il proprio tormento interiore. E il dono di Diaz per raccapriccianti, digressioni non narrative è sempre pienamente percepibile, mentre sbirciamo tra le dita quando Macabanty esegue perversi rituali di battesimo sulle sex workers che porta in squallide stanze di hotel. La narrativa di questo film ci spazza via e consuma, come un temporale che si abbatte su una spiaggia deserta.

When the Waves Are Gone è una coproduzione delle Filippine, Francia, Danimarca e Portogallo, guidata da Epicmedia Productions, Films Boutique, Rosa Filmes e Snowglobe Films. La distribuzione internazionale è gestita da Films Boutique.

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(Tradotto dall'inglese da Viola Bellei)

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