VENEZIA 2022 Giornate degli Autori
Recensione: Ordinary Failures
- VENEZIA 2022: Cristina Grosan riunisce tre donne la cui vita quotidiana viene travolta da uno strano fenomeno naturale in un racconto apocalittico che invita alla solidarietà umana
Tre donne sono alle prese con le loro esistenze imperfette quando uno strano fenomeno naturale irrompe nella loro quotidianità, invitandole a guardare più in alto. Sa di apocalisse, ma in chiave intima e senza cedere al catastrofismo, il secondo lungometraggio della regista ungherese-rumena Cristina Grosan, Ordinary Failures [+leggi anche:
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intervista: Cristina Grosan
scheda film], presentato in concorso alle 19me Giornate degli Autori della 79ma Mostra del cinema di Venezia. Un dramma ambientato in un futuro molto prossimo, visivamente accattivante, in cui il tempo su questa terra sembra che stia per scadere, costringendo le tre protagoniste a fermarsi e a ritrovare se stesse.
Il film è diviso in tre atti, uno per ciascuna delle protagoniste, più un atto finale che le vede coinvolte tutte. Hana (Taťjana Medvecká) ha da poco perso il marito, ma non riesce ad elaborare il lutto. Per compiacere sua figlia frequenta una terapia di gruppo in cui non crede, e che abbandona preferendo concentrarsi sul lavoro. Purtroppo, però, perde anche quest’ultimo, e come se non bastasse, il cane robot a cui suo marito era affezionato comincia a perdere colpi e va portato a riparare. Tereza (Nora Klimešová) è un’adolescente queer i cui genitori (Vica Kerekes e Rostislav Novák jr.) organizzano una festa di compleanno che lei non desidera affatto, e che si rivela un fiasco, essendo la ragazza molto più interessata alla sua gatta in procinto di partorire che non alle sue finte amiche. Silva (Beáta Kaňoková) è una giovane madre ansiosa e sull’orlo della depressione, che deve, suo malgrado, gestire le conseguenze del fatto che suo figlio David (Adam Berka) ha picchiato un suo compagno di classe. Ma si sente inadeguata, e per allentare un po’ la tensione, porta il bambino a giocare in un centro commerciale… e lo lascia lì.
Le tre storie scorrono parallele, nell’arco di una giornata, mentre radio e tv danno notizia di misteriose esplosioni che stanno avvenendo in più parti della città. All’inizio si ipotizza un guasto alle tubature del gas, ma quando anche la rete elettrica inizia ad andare in tilt e in cielo cominciano ad apparire strani bagliori simili ad aurore boreali (il tutto tra incendi diffusi e colonne di fumo nero), scatta l’allarme generale. Sta succedendo qualcosa, e solo aiutandosi a vicenda i nostri eroi riusciranno ad affrontarlo. L’origine di questi sinistri eventi è un enigma, e tale rimarrà fino alla fine, perché non importa la causa, ma l’effetto.
“Vuoi uscire proprio adesso? - E quando, se non ora che tutto sta cambiando?”. Non c’è panico, i personaggi sembrano guardare al proprio destino con relativa serenità, forse vedendo in questi strani fenomeni naturali un’opportunità per rimettere le cose al loro posto, e in un mondo che si sta sgretolando la possibilità di un nuovo inizio. Già nel suo primo film, Cristina Grosan ritraeva una crisi esistenziale e invitava a guardare alle cose importanti della vita. In questo suo nuovo film, è lo spettro della fine del mondo a rimettere in scala i “fallimenti ordinari”.
Ordinary Failures è una coproduzione Repubblica Ceca/Ungheria/Italia/Slovacchia, prodotta da Xova Film e coprodotta da Laokoon Filmgroup, Rosamont, Czech Television e Super Film. Le vendite internazionali sono affidate alla francese Totem Films.
Photogallery 05/09/2022: Venezia 2022 - Ordinary Failures
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