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VENEZIA 2022 Orizzonti

Recensione: Bread and Salt

di 

- VENEZIA 2022: Nel suo brillante lungometraggio d'esordio, Damian Kocur esplora la violenza e la leggendaria ospitalità polacca, ma ci mette un grosso pizzico di sale

Recensione: Bread and Salt
Jacek Bies e Tymoteusz Bies in Bread and Salt

Nella sua Polonia, Damian Kocur è uno dei registi emergenti da tenere d'occhio. I suoi cortometraggi, brillanti nel loro stile crudo e nella loro concezione radicale di ciò che costituisce la realtà sullo schermo, gli sono valsi una serie di premi. Il suo primo lungometraggio, Bread and Salt [+leggi anche:
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, applaudito alla recente Mostra del Cinema di Venezia (dove ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria nella sezione Orizzonti), dimostra ulteriormente il talento unico di Kocur e la chiarezza della sua voce cinematografica.

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La storia segue il ventenne Tymek (Tymoteusz Bies), che torna nella sua città natale per le vacanze estive. È un pianista di talento, laborioso e ambizioso, ma appare più come un fannullone il cui unico intento sarebbe quello di sprecare la propria vita. Le idee sbagliate e gli errori cognitivi sono temi importanti nel film di Kocur, che si avvicina ad alcuni dei primi lavori di Gus Van Sant e di Larry Clark (senza nudità). Il regista crea un mondo sullo schermo che sembra iper-reale, lavorando con attori non professionisti, che dirige con disinvoltura.

Tymek ha un fratello minore (Jacek Bies, fratello del protagonista nella vita reale), che suona anch'egli il pianoforte ma mostra meno dedizione alla sua vocazione. Tymek cerca di spronarlo di più affinché anche Jacek possa lasciare la loro città natale. Ma Jacek si sente bene dove si trova, frequenta i suoi amici e la sua ragazza in un kebab gestito da due immigrati arabi. La storia segue il rapporto tra i fratelli e tra polacchi e arabi: mentre Tymek, che in genere ha una mentalità aperta, cerca di far amicizia con il dipendente del kebab Yousef, gli altri ragazzi lo deridono e iniziano a maltrattarlo. La tensione sale lentamente e quando la situazione si fa davvero incandescente, è troppo tardi per intervenire.

Ciò che colpisce in Bread and Salt - un modo di dire in lingua polacca e, a quanto pare, anche in arabo - è il modo in cui il regista cattura l'attenzione del pubblico. La sua macchina da presa segue i protagonisti o rimane fissa a osservare la situazione in cui si trovano e sia con il movimento che con l'immobilità crea un'atmosfera di claustrofobia psicologica e un attacco di panico incombente: c'è ancora un po' d'aria da respirare, ma presto svanirà. Si tratta di un lungometraggio che finge di essere un documentario, e questa è una scelta artistica azzeccata, poiché il film esamina anche ciò che è reale e ciò che è finzione: una storia che le persone si raccontano per capire il mondo.

A questo proposito, il film di Kocur ricorda le opere di Michael Haneke, in particolare Funny Games, e non per l'esplosione di violenza alla fine del film, ma piuttosto per ricordare che è così facile ingannare gli occhi e la percezione delle persone. I pianisti possono sembrare rapper, una nazione ospitale può essere xenofoba e un film apparentemente semplice può essere un'opera filosofica. Kocur è un talento brillante, decisamente da tenere d'occhio.

Bread and Salt è prodotto dalla polacca Munk Studio. IKH Pictures Promotion gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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