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ZURIGO 2022

Recensione: The Cake Dynasty

di 

- Il primo lungometraggio del danese Christian Lollike si presenta come una commedia disturbante che gioca con i clichés fino al limite estremo

Recensione: The Cake Dynasty
Nicolas Bro e Bahar Pars in The Cake Dynasty

Presentato in prima mondiale al Festival di Zurigo, nel Concorso Internazionale, The Cake Dynasty [+leggi anche:
trailer
intervista: Christian Lollike
scheda film
]
conferma la predilezione del pluripremiato drammaturgo danese Christian Lollike per i temi d’attualità, spesso a sfondo politico. Il suo primo lungometraggio di finzione è infatti percorso da una moltitudine di temi “scomodi”: la grassofobia e la dipendenza dallo zucchero, l’immigrazione, la coabitazione di differenti culture, la malattia mentale e la libertà di culto che a volte faticano davvero ad amalgamarsi. Deciso ad indagare ognuno di questi temi fino al limite estremo ed incurante di qualsivoglia tabu, Christian Lollike si lancia in un’impresa estremamente pericolosa.

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Politicamente (molto) scorretto, The Cake Dynasty racconta la storia di Niels Agger (Nicolas Bro), pasticcere e direttore d’azienda in sovrappeso che, frustrato dalla vita e incapace di salvare la sua fabbrica di dolci dal fallimento, tenta di suicidarsi. A salvarlo ci pensa Zeinab (Bahar Pars), donna delle pulizie d’origine irachena che gli impiegati ignorano e guardano con sospetto perché velata. Fra i due l’attrazione è abbastanza immediata. Un sentimento inaspettato invade Niels fino a convincerlo, malgrado le obiezioni virulente della sua famiglia, che Zeinab è la donna della sua vita.

Mentre il padre frustrato riacquista progressivamente vigore grazie alla sua affascinante e misteriosa nuova fidanzata, la moglie Else (Tina Gylling Mortensen) e la figlia June (Emma Sehested Hoeg), appena uscita dalla scuola di management e desiderosa di rilevare l’azienda famigliare con il fidanzato, cercano di trovare delle soluzioni per evitare che il patrimonio famigliare si sciolga nello zucchero dei dolci iper calorici che producono. Se la loro idea è quella di modernizzare la ditta proponendo dei biscotti dietetici che possano sedurre i palati contemporanei, Niels e Zeinab vogliono invece proporre ai clienti una pasticceria tipica del Medio Oriente unendo così la cultura araba e l’identità danese.

Se il riassunto succinto del film potrebbe farci pensa ad una commedia abbastanza classica fatta di buoni sentimenti e un pizzico di humor, la maniera in cui Christian Lollike sviluppa la narrazione, costellata da astrusi colpi di scena (la decisione di Niels e Zeinab di includere la moglie Elsa nel loro delirio amoroso), momenti di puro gore (lo smembramento di un cervo ucciso da Niels durante una battuta di caccia a cui è davvero difficile dare un senso) e un umorismo che spesso mette a disagio, trasformano il film in qualcosa di totalmente diverso.

Se la maniera molto particolare e politicamente scorretta con cui il regista danese affronta i temi principali del suo film sembri volutamente rivendicata: l’ossessione per il peso e la paura di confrontarsi con l’alterità, le reazioni del pubblico di fronte all’esasperazione di situazioni al limite del disturbante (che giocano, fra l’altro, con tabu legati alla religione) è sicuramente più difficile da determinare.

L’andirivieni costante fra situazioni divertenti, apparentemente leggere come l’istallazione, nella fabbrica, di cyclettes sulle quali i dipendenti possono bruciare le calorie in eccesso, sensibili (come la questione della conversione all’Islam “per amore” o la poligamia) e disturbanti (la fine tragica di Zeinab, l’obesità vista più come mancanza di controllo che come una patologia) fa a volte davvero perdere il filo della storia che sembra attenuarsi sempre di più fino ad un epilogo la cui tragicità lascia sicuramente di stucco.

Di certo bisogna riconoscere che con il suo primo lungometraggio Christian Lollike dimostra di non avere peli sulla lingua. Ciò nonostante non possiamo non domandarci fino a che punto il politicamente scorretto può spingersi senza creare un disagio eccessivo che non giova ad intenzioni alla base giustificabili.

The Cake Dynasty è prodotto da Tales Inc Copenhagen A/S [+leggi anche:
trailer
intervista: Christian Lollike
scheda film
]
e venduto all’internazionale da LevelK ApS.

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