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MIRAGE 2022

Recensione: Polaris

di 

- La regista spagnola Ainara Vera combina la storia di un legame profondo tra due sorelle con l'Artico, e il tutto ha perfettamente senso

Recensione: Polaris

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percepiamo subito il freddo. All'inizio non si vede molto, con il vento incessante e la neve che oscurano una piccola sagoma, rendendo difficile sentire la sua voce ovattata. Ma lei soffre, questo è chiaro: si sente sola. Eppure, continua ad andare avanti.

Hayat è un’esperta navigatrice dell'Artico. È divertente da seguire, anche perché si lamenta parecchio, definendo qualcuno un “rompipalle” fin dall'inizio. Ma quando sua sorella Leila partorisce in Francia, entrambe iniziano a riflettere sulle loro scelte e sul complicato passato della loro famiglia, per non parlare dei circoli viziosi che non vogliono proprio ripetere.

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Arrivato al Mirage Film Festival dopo la sua prima mondiale all'ACID di Cannes, il documentario di Ainara Vera è, in poche parole, molto toccante. Inoltre, cosa molto gradita, non è affatto sentimentale. Le sue protagoniste non lo avrebbero mai permesso.

Mentre entrambe intraprendono i loro rispettivi viaggi ugualmente spaventosi, lamentandosi della gente che fuma troppo lungo la strada, viene fuori molto dolore. Hayat parla del duro rapporto con sua madre, del fatto di essere infine riuscita a prendere un caffè con lei da adulta e di aver capito che "non era una persona cattiva, ma semplicemente non era sua madre". Vera sembra sapere che un'affermazione del genere, detta di pancia, è un duro colpo. Forse è per questo motivo che fa sì che il film si mantenga relativamente semplice.

C'è molto altro da svelare: la paura che il proprio figlio cresca senza un padre, gli orrori che derivano dall'essere una donna in un mondo di uomini, soprattutto quando si è bloccati con loro su una barca per un lungo periodo di tempo. “Come donna, se sei un po' attraente, è così fottutamente difficile. È davvero dispendioso in termini di energia", dice Hayat, menzionando le eccessive interazioni inappropriate e le reazioni "fredde" ai suoi tentativi di migliorare le cose. Condividono, parlano al telefono, si rassicurano a vicenda. In mancanza di un’espressione migliore, Polaris è una storia d'amore.

Conosciuta come l’addetta al montaggio di Viktor Kossakovsky – pare che abbia conosciuto Hayat grazie al suo Aquarela [+leggi anche:
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– Vera ha anche qui molteplici incarichi. Ma, prima di tutto, è una buona ascoltatrice, cosa che di solito rende un regista molto bravo. È anche in grado di prendere le distanze dalla sua storia e dalle sue protagoniste, per lasciare che siano loro a parlare e a giungere alle proprie conclusioni; persino al telefono, se necessario.

Polaris è stato prodotto dalle francesi Point du Jour International e Les Films du Balibari e dalla danese Ánorâk Film. Viene distribuito in Francia da Jour2fête, mentre le sue vendite internazionali sono gestite da The Party Film Sales.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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