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ROMA 2022

Recensione: In a Land that No Longer Exists

di 

- Nonostante la presenza di un cast di tutto rispetto e un'ambientazione accattivante, la rom-com di formazione di Aelrun Goette si impantana in troppi cliché inerenti ai due generi

Recensione: In a Land that No Longer Exists
Marlene Burow e Sabin Tambrea in In a Land that No Longer Exists

È l'inizio dell'estate a Berlino Est, pochi mesi prima della caduta del muro. Un'allegra sequenza di apertura impostata sulle note di "Devil Gate Drive" di Suzi Quatro raffigura il nostro personaggio principale, la diciassettenne Suzie (Marlene Burow), che sogna di diventare una scrittrice e frequenta il college. Ma viene presto interrogata dalla Stasi. Viene trovata in possesso di una copia illegale del romanzo 1984 di George Orwell. Per punizione, le autorità socialiste espellono la ragazza dalla scuola e la costringono a lavorare in una fabbrica.

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Questa è la premessa di In a Land that No Longer Exists [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, scritto e diretto da Aerlun Goette (le serie TV Tatort e Letzte Spur Berlin), che ha avuto la sua prima internazionale nella sezione Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma di quest'anno.

Il primo colpo di scena avviene poco dopo. Mentre è seduto su un tram, un fotografo di nome Coyote (David Schütter) scatta una foto di Suzie, e il suo volto finisce sulla copertina di Sibylle, la rivista di moda più prestigiosa del paese. All'improvviso, a Suzie viene offerto un modo per lasciare il suo lavoro in fabbrica: posare come modella per la rivista e partecipare a sfilate di moda.

Senza giri di parole, il film non abbaglia per la sua originalità, cadendo spesso nei cliché e nei tropi tipici dei generi di formazione e rom-com. Tra questi la presenza di Uta (una bellissima rivale, infastidita dal successo di Suzie, interpretata da Sira Topic); i conflitti tra personaggi appena abbozzati, con minacce che finiscono sotto il tappeto dopo poche scene; i dialoghi eccessivamente sdolcinati tra Suzie e Coyote (per citare un esempio: "Volevo diventare una scrittrice. College e tutto il resto." "Non leggo libri." "Perché no?" "La vita è la mia maestra."); gli abusati discorsi di “empowerment” su bellezza e libertà; e la sorella minore che invidia l'inaspettato colpo di fortuna di Suzie e vorrebbe essere come lei. È vero che il messaggio di empowerment è positivo e lodevole, ma è reso in modo così banale che potrebbe avere difficoltà a intercettare un pubblico più adulto. Suzie non sembra davvero determinare molto il suo destino, poiché può solo scegliere tra tornare in fabbrica e fare la modella.

Il personaggio di Rudi (Sabin Tambrea), l'amica androgina e solidale che fa parte dell'entourage delle modelle, aveva il potenziale per aprire un'interessante sottotrama che ruota attorno a quanto fosse difficile essere omosessuali nella Germania dell'Est, ma lo svolgersi degli eventi che lo coinvolge è sviluppato in modo irregolare e si fa fatica a scavare oltre la superficie.

Su una nota più positiva, gli attori riescono a fare un buon lavoro, e tecnicamente parlando – in particolare, in termini di fotografia, colonna sonora e scenografia – il film è perfettamente piacevole all'orecchio e alla vista. La chiusura delle vicissitudini di Suzie è abbastanza prevedibile e in linea con il “pacchetto standard” offerto qui da Goette.

In a Land that No Longer Exists è guidato dalla tedesca Ziegler Film in coproduzione con TOBIS Productions, StudioBabelsberg, Gretchenfilm, RBB, ARD Degeto, WDR, MDR e SWR, e in collaborazione con ARTE. Beta Cinema si occupa delle vendite mondiali.

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(Tradotto dall'inglese)

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