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TRIESTE SCIENCE+FICTION 2022

Recensione: Into the Ice

di 

- Il documentario del danese Lars Henrik Ostenfeld è un viaggio temerario e impressionante nel cambiamento climatico, al seguito di tre glaciologi sulla calotta glaciale della Groenlandia

Recensione: Into the Ice
Lars Henrik Ostenfeld in Into the Ice

Il Pianeta si surriscalda, a Sharm el Sheikh si tiene la conferenza sul clima Cop27, Greta non ci va perché lo considera “greenwashing”, e molto tempestivamente il Trieste Science+Fiction Festival programma, nella sezione Mondofuturo, Into the Ice [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
del danese Lars Henrik Ostenfeld.

Into the Ice è il primo lungometraggio documentario di Lars Ostenfeld, esperto documentarista scientifico e naturalistico e autore, tra l'altro, di diversi episodi delle serie Wild, Wonderful Denmark e Live from Space della DRTV, ed è un viaggio temerario e impressionante nel cambiamento climatico. “È un’idea suggestiva che nel ghiaccio noi possiamo vedere il nostro futuro”, dice Ostenfeld all’inizio del film, mentre arranca su una distesa bianca con la sua grande cinepresa ARRI Amira da 12 kg. “Potrebbe diventare il tuo passato, se non stai attento”, lo ammonisce il suo tecnico del suono Casper Haarløv.

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L’idea del regista di mantenere un certo humour mentre trasporta lo spettatore con sé nell’avventura, senza snocciolare noiosissimi dati, è buona. Anche quando è il momento di calarsi in un crepaccio buio di 180 metri o resistere in una tenda minuscola al vento a 40 nodi. Per il suo film, Ostenfeld ha voluto seguire una sceneggiatura da film di fiction stile “avventura tra i ghiacci”, con dei veri e propri eroi come protagonisti. Per questo ha seguito sulla calotta glaciale della Groenlandia tre importanti glaciologi che amano lavorare sul campo piuttosto che affidarsi soltanto ai rilevamenti aerei con il laser, per comprendere la portata della crisi climatica e delle sue implicazioni per il futuro. Si tratta di Alun Hubbard, Dorthe Dahl-Jensen e Jason Box, ognuno dei quali utilizza approcci e prospettive diversi. Dahl-Jensen, leader di uno dei più ambiziosi progetti scientifici internazionali, perfora il ghiaccio e torna indietro nel tempo per capire la struttura e la dinamica dei flussi osservando le particelle subatomiche intrappolate 11.000 anni fa: “in realtà non sappiamo di quanto si alzerà il livello del mare nel 2100. Di 16 cm o 1,20 m.?” Hubbard si cala all'interno del ghiaccio, nei cosiddetti "moulins" (buchi giganteschi nella calotta glaciale in cui fluisce il ghiaccio sciolto, fino agli oceani), mentre Jason Box ne osserva e analizza la superficie.

Per comprendere, Hubbard e Box non si fermano di fronte al rischio. “Wow, i ghiaccioli su queste pareti sono un trip di LSD”, scherza Hubbard mentre scende nel crepaccio. Anche Jason Box ha il dono dell’ironia, ma poi parla seriamente del “burden of awareness”, il peso della consapevolezza di questo “disaster in slow motion”, che la notte ti tiene sveglio. Nell’arco della vita dei nostri figli la temperatura e il livello dei mari cresceranno sempre più velocemente, finché il mondo non apparirà irriconoscibile. Quello che sembrava uno scenario da fantascienza, conclude il regista, sta diventando realtà. Per questo dobbiamo ascoltare gli scienziati e non c’è più tempo per altre esitazioni.

Into the Ice è stato prodotto da Hansen & Pedersen, in coproduzione con la tedesca Kloos & Co, con il cofinanziamento di TV2 Denmark, SVT, NRK, NDR/ARTE. Rise & Shine si occupa delle vendite internazionali.

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