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FILM / RECENSIONI Svizzera / Italia

Recensione: Radical Landscapes

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- Il primo lungometraggio di Elettra Fiumi ci trasporta in un mondo fantastico fatto di utopie e riflessioni radicali che ambivano a plasmare la società nel profondo

Recensione: Radical Landscapes

Ci sono voluti quasi nove anni ad Elettra Fiumi, regista italo americana basata in Svizzera, per riuscire a terminare un film allo stesso tempo estremamente personale e profondamente legato ad un periodo storico, quello degli anni sessanta. Radical Landscapes [+leggi anche:
intervista: Elettra Fiumi
scheda film
]
, presentato in prima mondiale al DOC NYC, comincia a germogliare nella mente della regista nel 2014 quando suo padre, il rivoluzionario architetto fiorentino Fabrizio Fiumi muore lasciando un impressionante archivio tutto da (ri)organizzare. A partire da documenti, bozze e riflessioni proprie al Gruppo 9999, di cui suo padre fa parte, Elettra Fiumi cerca di riportare in vita lo spirito visionario che abitava questi artisti, il loro coraggio e la loro determinazione a distruggere, per costruirne di nuove, le false certezze che la società dell’epoca voleva inculcargli.

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Sebbene molti associno istintivamente lo spirito rivoluzionario del 68 e le sue avanguardie artistiche agli Stati Uniti, pochi sono invece quelli che conoscono ciò che accadde a Firenze in quegli anni. Questo è proprio quello che Radical Landscapes vuole proporci: un’immersione affascinante e minuziosamente documentata in un mondo che ormai non c’è più, un mondo nel quale il concetto di architettura si espandeva ben al di là della semplice costruzione di edifici, che spingeva a riflettere sul nostro vivere insieme, sul nostro rapporto alla natura.

Ispirato ai lavori del Gruppo 9999 e ai suoi straordinari collages, il film opta per una forma ibrida fra materiali d’archivio, filmati attuali che ritraggono anche la stessa regista, e immagini animate dal sapore dadaista. Una fusione interessante che permette al documentario di non cadere nella trappola dell’accademismo regalandogli una leggerezza e uno humor tipici dell’epoca. La musica avanguardistica degli anni sessanta e settanta che accompagna le immagini, così come il matrimonio fra stridenti cacofonie industriali e rassicuranti suoni della natura che circonda Firenze, ci permettono di immergerci in modo quasi sinestetico, in un’Italia radicalmente diversa da quella attuale.

Radical Landscapes gioca su due terreni distinti: quello personale (il rapporto fra padre e figlia) e quello storico (l’indagine di correnti architettoniche ed artistiche visionarie) cercando di mantenere un non sempre facile equilibrio fra i due. La figura del padre della regista, Fabrizio Fiumi, serve in qualche modo da chiave d’accesso ad un mondo sotterraneo che ribolle sotto le storiche fondamenta della città di Firenze. Attraverso le scoperte fatte grazie all’archivio che gli ha lasciato e le interviste alle persone che hanno conosciuto e collaborato con suo padre, Elettra Fiumi cerca di ricostruire la personalità di un uomo che per lei non è mai stato altro che suo padre. Un’indagine intima che lascia però velocemente il posto a riflessioni più universali che coinvolgono un’intera comunità di pensiero, un po' come se la figura dell’architetto Fiumi non potesse esserne dissociata. In una specie di happening warholiano, la storica città di Firenze è allora inaspettatamente invasa da suoni psichedelici e distorti, colori sgargianti e performances visionarie. Il tutto racchiuso fra le mura dell’imponente Space Electronic dove si svolgevano tanto concerti sperimentali quanto mostre e performances artistiche che attiravano folle di artisti e contestatari di ogni genere.

Sebbene, forse per pudore, il film lasci a volte alcune domande sulla personalità di Fabrizio Fiumi in sospeso concentrandosi progressivamente sulla sua figura d’architetto, il risultato finale non è di certo sterile, anzi. Anche se sottilmente, Fiumi padre riesce a trasparire e quando lo fa il risultato è davvero toccante.

Radical Landscapes è prodotto dalle luganesi Central Productions e Fiumi Studios, che si occupa anche delle vendite all’internazionale, insieme alla romana FilmAffair e la RSI Radiotelevisione svizzera.

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