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GINEVRA 2022

Recensione: Ailleurs si j’y suis

di 

- Per il suo secondo lungometraggio, François Pirot ha scelto un quintetto d’attori straordinari che duettano a meraviglia con una sceneggiatura dai toni surrealisti

Recensione: Ailleurs si j’y suis
Suzanne Clément e Jérémie Renier in Ailleurs si j’y suis

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ricompensato con il Premio giuria dei giovani al Locarno Film Festival nel 2012, François Pirot si conferma, con Ailleurs si j’y suis [+leggi anche:
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, presentato in prima svizzera al Geneva International Film Festival (GIFF) dopo essere stato selezionato in competizione internazionale al Festival International du Film de Saint-Jean-de-Luz, come un autore indispensabile nel panorama cinematografico belga. Ricco di uno umorismo fuori dalle righe e di una poesia insiti nel DNA del “plat pays”, Ailleurs si j’y suis parla delle nostre fragilità e del bisogno di riconnetterci con i nostri bisogni profondi in una società sempre più standardizzata.

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Il secondo lungometraggio di François Pirot racconta la storia apparentemente assurda di Mathieu (Jérémie Renier), un piccolo imprenditore attanagliato dalle richieste del suo capo (Jean-Luc Bideau) e soffocato da uno stress che fa sempre più fatica a contenere. Un giorno, senza dare spiegazioni ne manifestare segni premonitori, si incammina verso la foresta che attornia la sua casa e decide di rimanerci, incurante delle conseguenze dei suoi atti. Raggiunto regolarmente per piccole visite dal suo vicino di casa (Samir Guesmi), da sua moglie (Suzanne Clément) e infine dal suo capo Guy e da suo padre depressivo (Jackie Berroyer), Mathieu diventa una sorta di oracolo che smuove in chi lo interroga emozioni profonde e rivoluzionarie.

François Pirot sembra osservare, come sotto una lente d’ingrandimento (interessante in questo senso la decisione di filmare il suo protagonista nei boschi come se fosse inquadrato da una Polaroid), l’incedere di una società post pandemica alla deriva (impersonata dai suoi cinque attori principali), che dopo essere stata costretta a rallentare i suoi ritmi, a rinchiudersi in sé stessa non è più capace di adattarsi agli standard precedenti.

Disorientate e contagiate dalla presa di posizione radicale di Mathieu, le persone che lo attorniano si rivelano sempre più goffe e maldestre, incapaci di sognare un futuro diverso da quello che la società ha tracciato per loro. Ossessionati da un benessere mainstream regalato come per miracolo da filosofie orientali banalizzate per ottenere risultati immediati o da viaggi avventurosi in posti lontanissimi, i protagonisti del film sono condannati a fallire, imprigionati in un mondo che non vuole lasciarli sognare. Interessante in questo senso il fatto di collocare gli attori all’interno di case dalle grandi vetrate che mostrano una natura rigogliosa, come dei pesci rossi in un acquario. Sebbene coscienti del loro malessere, i compagni di vita di Mathieu non riescono a considerare la possibilità che la felicità si trovi a portata di mano. Al contrario si ostinano a cercare soluzioni astruse facendo piani radicali inevitabilmente condannati al fallimento: la moglie del protagonista sogna di fuggire lontano con il suo maestro di Tai chi che vive ancora con sua mamma mentre il suo vicino di casa non trova altra via di fuga che licenziarsi per partire all’avventura, sacco in spalla, prima di ritornare da sua moglie con la coda fra le gambe.

Quella di Ailleurs si j’y suis è una vera satira sociale che punta il dito, con umorismo, verso una società indebolita che sogna di liberarsi da norme sempre più obsolete.

Ailleurs si j’y suis è prodotto da Tarantula Belgique, Tarantula Luxembourg e dalla svizzera Box Productions. TVCO International Distribution si occupa delle vendite all’internazionale.

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