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FILM / RECENSIONI Ungheria

Recensione: Not a Thing

di 

- Nel film d'esordio sottile e giocoso di Fanni Szilágyi, Natasa Stork eccelle nel duplice ruolo di due gemelle con traiettorie sociali e intime apparentemente molto diverse

Recensione: Not a Thing
Natasa Stork nel suo doppio ruolo in Not a Thing

Due gemelle fuori sincrono, con lo stesso periodo della loro vita messo sotto la lente in due capitoli diversi, dipingendo alla fine il ritratto di due donne a un bivio delle loro esistenze di trentenni interconnesse e facendo luce sui diversi modi che gli esseri umani hanno di vedere le cose. Mostrando un notevole talento per la messa in scena su una sceneggiatura di grande finezza scritta da Zsófi Lányi, la regista ungherese Fanni Szilágyi firma un film d'esordio molto promettente con Not a Thing [+leggi anche:
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, presentato il mese scorso alla New York Film Week, dove Natasa Stork si è aggiudicata il meritatissimo premio come miglior attrice per la sua doppia interpretazione. Il film è da oggi nei cinema magiari, distribuito da Mozinet.

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Adèl ed Éva sono una complicata coppia di gemelle, legate da un legame biologico e familiare molto stretto, sostenuto da sensi di colpa e difficoltà di comunicazione. Perché, come chiede un ospite al ricevimento di battesimo del primogenito di Éva, dove Adèl arriva tardissimo, grondante di pioggia e scalza per nascondere i calzini bucati: "Perché va bene se per me fa schifo?". Infatti, lo scandaloso materialismo della casalinga Éva e del marito uomo d'affari Tamás (Máté Szabó) – dalla loro villa con vista sulla città al macchinario d'avanguardia per il fitness (un tapis roulant che costa quanto un'auto), i piatti vegani, i pannolini ecologici, ecc. – è agli antipodi della quotidianità in ospedale della radiologa single Adèl, che trascorre le sue notti giocando online in un universo di eroismo fantasy. Ma ecco che Adèl trova lavoro all'estero, in Norvegia. Si prepara quindi alla sua partenza mentre inizia una relazione con Àkos (Márton Patkós), un gruista impiegato da Tamás. Una ridistribuzione sentimentale delle carte che aggiungerà confusione e opacità nel rapporto tra le due sorelle mentre avviene un totale cambio di prospettiva poiché il film passa al punto di vista di Eva e rivisita tutti gli episodi precedenti, che non mancheranno di rivelare molte sorprese… Né Éva né Àdel sono ciò che si potrebbe pensare a prima vista.

Questo gioco di specchi realizzato con formidabile abilità narrativa e di montaggio, questa fermentazione in un piccolo spazio che si esplora allargando il campo di osservazione anche intorno al tema dell'amore e al binomio dominio-libertà, è avvolto in una messa in scena raffinatissima (con un lavoro di macchina da presa molto fluido e agile del direttore della fotografia Gabor Szilágyi), ricco di una moltitudine di piccoli dettagli visivi e simbolici che sono abilmente e sottilmente disseminati in tutto il film. È un ingresso incredibilmente interessante nel mondo del lungometraggio per Fanni Szilágyi, che traspone un corpus sulla carta molto formale e giocoso in un'opera doppia, realista e femminista. Ora non resta che attendere curiosi il prossimo lungometraggio della cineasta, ma anche le prossime performance della brillante Natasa Stork, che abbiamo già visto al suo meglio a Venezia 2020 in Preparations to Be Together for an Unknown Period of Time [+leggi anche:
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e che è stata anche Shooting Star dell'European Film Promotion nel 2021. Il cinema ungherese ha chiaramente dei talenti con un grande futuro dietro e davanti alla macchina da presa.

Prodotto da Partnersfilm e coprodotto da Visionteam, Not a Thing è venduto nel mondo da NFI World Sales.

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(Tradotto dal francese)

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