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IDFA 2022

Recensione: Polish Prayers

di 

- Il primo lungometraggio documentario di Hana Nobis ci trasporta nell’intimità di un personaggio complesso e toccante che cerca di affrontare i propri demoni interiori

Recensione: Polish Prayers

Presentato in prima mondiale all’IDFA nella sezione Luminous, Polish Prayers [+leggi anche:
intervista: Hana Nobis
scheda film
]
, primo toccante lungometraggio documentario della regista polacca Hana Nobis affronta con coraggio le contraddizioni di una nazione, la Polonia, dove coabitano in modo forzato ideologie radicalmente opposte. A farci da guida tra questi poli opposti ritroviamo Antek, un personaggio enigmatico dallo sguardo penetrante che si apre gradatamente alla vita gustando esperienze che ha sempre considerato come proibite.

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Il percorso di Antek verso una sorta di accettazione di sé e delle sue contraddizioni sarà lungo e la destinazione incerta (Nobis lo seguirà per quattro anni) ma quello che conta, e che la regista filma con coraggio e delicatezza, è il viaggio più che il punto d’arrivo. “La mia intenzione era quella di fare un film che ritraesse le molte facce del radicalismo di destra e di farlo a cuore aperto. Il primo passo verso il cambiamento è la comprensione” afferma Nobis facendoci capire quanto il suo sguardo sia aperto e non stigmatizzante, intenso e profondo senza essere giudicante. Polish Prayers ci prende per mano accompagnandoci nell’intimità di un personaggio a fior di pelle, toccante nell’affrontare le contraddizioni di un mondo interiore che ha creduto a lungo di poter controllare, come un bravo soldatino difensore di una fede in apparenza inalterabile.

Antek, il protagonista di questo lungo viaggio, sta per diventare il leader di un gruppo cattolico ultra conservatore polacco chiamato Brotherhood. In questo momento chiave della sua vita e del suo percorso ideologico Antek comincia a vacillare e a porsi delle domande sui principi morali che guidano la sua vita trasformando il reale in un unicum impermeabile agli stimoli esterni. La scena iniziale, di una potenza ed eleganza formale da togliere il fiato, nella quale la regista lo filma mentre si lava senza imbarazzo le parti intime nel fiume, ci fa capire che dietro la facciata si nasconde un mondo interiore in ebollizione. A questo proposito, Hana Nobis precisa: “quando ho conosciuto Antek ho capito che era ferito e che nel profondo era una persona piuttosto sensibile. Ha scelto di nascondere questo lato di sé stesso scollegandosi dalle sue emozioni e seguendo le regole stabilite dalla sua famiglia sulla religione e soprattutto sulla visione archetipica della mascolinità”. Sì perché quello che ossessiona il gruppo estremista del quale il protagonista fa parte è proprio la mascolinità, quella egemonica e dominante, eterosessuale e patriarcale che deve secondo loro regolare qualsiasi interazione sociale. “Di cosa ha bisogno la Polonia?” chiede un membro del gruppo mentre in coro gli altri rispondono “di cattolicesimo e di uomini coraggiosi”, ecco il credo di questo gruppo di individui che nascondono le proprie fragilità e le proprie angosce dietro la maschera di una mascolinità patriarcale stantia che crede di dominare il mondo. Quello che li anima e che li tocca nel profondo facendoli sentire “uomini veri” è la “femminilità pre rivoluzionaria” come la definiscono tra loro, una femminilità seducente ma sottomessa utile alla glorificazione del proprio super ego. L’evoluzione di Antek, il passaggio da una mentalità dogmatica propria a qualsiasi estremismo ad un’apparente apertura, ad un questionarsi sempre più forte, non gli impedisce però di continuare a desiderare un corpo maschile (filmato spesso controluce, in un maestoso chiaroscuro caravaggesco) che si vuole comunque sempre forte e muscoloso. È giustamente questo condensato di paradossi, la lotta che il protagonista deve affrontare per trovare un equilibrio che si rivela chimera, a trasformare Polish Prayers in un’opera potente, rugosa e raffinata che non cede a compromessi. Un film che pone molte domande aprendo un dibattito di cui la Polonia (ma non solo) ha sicuramente bisogno.

Polish Prayers è prodotto da First Hand Films GmbH insieme a Offhand Films, HBO Max, ARTE e Mitteldeutscher Rundfunk.

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