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IL CAIRO 2022

Recensione: Things Unsaid

di 

- Nel primo lungometraggio della regista macedone Eleonora Veninova, un'adolescente inquieta sconvolge il matrimonio apparentemente sicuro di una coppia borghese

Recensione: Things Unsaid
Sara Klimoska e Blagoj Veselinov in Things Unsaid

I drammi di personaggi delicati come Things Unsaid [+leggi anche:
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tendono ad offrire uno sguardo attento alla psicologia umana, fino a rendere il suo personaggio maschile principale, Fillip (interpretato da Blagoj Veselinov), uno psicologo di professione, un campione di onestà o di semplice ovvietà. Anna (Kamka Tocinovski), sua moglie, è una fotografa d’arte specializzata in scene lunatiche e domestiche (un avatar di ciò che la regista stessa cerca di fare in questo film). La terza figura in scena che crea una sorta di equilibrio drammatico instabile, o l’altra estremità di un triangolo amoroso platonico, è la figlia diciassettenne dei suoi amici, che arriva essenzialmente “schiantandosi” nella loro bella casa sulla costa in circostanze abbastanza misteriose. Dai primi momenti del suo primo lungometraggio, è chiaro che la regista macedone Eleonora Veninova ha un dono per l’impostazione drammaturgica passivo-aggressiva.

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Ma, detto questo, in Things Unsaid, presentato in concorso internazionale al Cairo International Film Festival, gli eventi drammatici ribollono piuttosto che esplodere, e la sceneggiatura di Veninova esplora abilmente la potenziale risonanza del titolo (lett. le cose non dette), senza fare facili ironie. Tuttavia, anche se Maja (Sara Klimoska), l'adolescente tormentata e invadente che in un primo momento sembra stabilirsi come un preoccupante catalizzatore che sconvolgerà la loro armonia domestica, spingerà dolcemente la coppia a sfasciarsi da sola. Più simile a una figlia o una nipote che a un'amica di famiglia (soprattutto quando si avvicina civettuola a entrambi), Maja sembra più saggia e più libera per un solo motivo: la sua incapacità di lasciare le cose non dette.

Veninova eccelle nel modellare questo scenario claustrofobico e riesce a mostrare con precisione la presenza di un controllo patriarcale, anche in un ambiente che sembra falsamente benigno. Ma durante la breve durata del film, continuiamo a scontrarci con il limite di dove potrebbe potenzialmente portare la storia: a volte le intelligenti restrizioni drammatiche arrivano a sembrare una stasi, e un confronto nei momenti finali del film progettato per essere un momento rivelatore per uno dei personaggi imita solo i termini di una scoperta sconvolgente del primo atto. C'è anche un errore pateticamente teso, per usare il termine letterario, che coinvolge un cane randagio che torna costantemente nel cortile della coppia di mezza età. È un modo particolare per creare ulteriori immagini di sconfinamento, specialmente quando Maja inizia a sembrare loro una figlia surrogata, e quando la loro ospitalità iniziale si evolve in qualcosa di simile all'amore.

In questo film nitido e attento, che alterna uno stile cauto e osservativo a un tremolante melodramma, la potenziale connessione di Veninova con la storia comincia a turbare lo spettatore. Non tanto per la sua dimensione autobiografica, ma perché ci si chiede con quale delle due generazioni la regista si relazioni di più (essendo poco più che trentenne, si pone a metà tra le due), e se la capacità espressiva della coppia di professionisti, rispetto a questa liceale dimessa con le trecce, non nasconda alcune questioni che non osano affrontare.

Things Unsaid è una coproduzione tra Macedonia del Nord e Serbia, guidata da DNF Films e LILITH. The Open Reel è l’agente di vendita.

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(Tradotto dall'inglese)

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