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IDFA 2022

Recensione: Non-Aligned: Scenes from the Labudović Reels

di 

- La seconda parte del dittico di Mila Turajlić sul cameraman diventato capo operatore personale del presidente jugoslavo Tito, è troppo vaga e abbraccia troppi temi per essere convincente

Recensione: Non-Aligned: Scenes from the Labudović Reels

Non si può negare che la scoperta di centinaia di bobine di filmati mai visti girati dal cameraman personale del presidente jugoslavo Tito sia un evento emozionante. Una citazione di Walter Benjamin apre il film di Mila Turajlić Non-Aligned: Scenes from the Labudović Reels [+leggi anche:
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, presentato in anteprima all'IDFA: "La Storia si frantuma in immagini, non in storie". Le immagini della guerra hanno lasciato un segno apparentemente indelebile, ma che dire delle immagini precedenti? La Jugoslavia non è stata solo un Paese che è crollato; è stata prima di tutto un progetto politico unico, che non solo ha funzionato, ma ne ha ispirato molti altri per diversi anni. Questi filmati riportati alla luce offrono la possibilità di ricordarlo e di riportare sulla mappa un Paese che non esiste più.

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Non-Aligned è la seconda parte del dittico di Turajlić basato sui filmati del cameraman Stevan Labudović (l'altro film è Ciné-Guerrillas: Scenes from the Labudović Reels [+leggi anche:
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) e racconta una storia più ampia utilizzando i filmati ritrovati. La prima metà si concentra maggiormente su Stevan Labudović stesso, sul suo viaggio e sui suoi ricordi di eventi specifici, primo fra tutti il Primo vertice del Movimento dei Paesi non allineati, svoltosi a Belgrado nel settembre 1961. Riunendo attorno a Tito altri leader che non volevano allinearsi né con l'America né con la Russia, questo evento aveva un'evidente forza simbolica, e guardare quelle immagini è piuttosto commovente per il modo in cui suggeriscono che un tempo c'era se non la possibilità, almeno il desiderio dichiarato di trovare un altro modo di coesistere. Molti dei Paesi rappresentati sono stati creati all'indomani della decolonizzazione e della recente indipendenza, e il fulcro dei discorsi pronunciati da tutti i vari leader è proprio l'idea che tutte le parti presenti vogliano lavorare insieme per preservare la libertà faticosamente conquistata da ciascuno.

Turajlić, tuttavia, sembra combattuta su cosa fare con tutti questi filmati, perché il film non mette bene a fuoco il tema e sembra spesso seguire una struttura piuttosto artificiosa che è poco illuminante. L'idea che Labudović non stesse semplicemente riportando i fatti, ma costruendo materiale propagandistico, ad esempio, sembra piuttosto chiara fin dall'inizio: non era un giornalista, ma un cameraman ingaggiato da qualcuno. Allo stesso modo, che l'evento in sé servisse soprattutto a mostrare un'immagine di unità al resto del mondo, e in particolare ai Paesi allineati, non è per niente innovativo. Il film, tuttavia, fa di queste affermazioni dei veri punti di svolta nella sua struttura e nella narrazione, che sembra a sua volta combattuta tra il calcolo personale di Turajlić sul significato che quelle immagini hanno per lei e il loro significato su una scala storica più ampia.

Insieme a questo senso di costruzione forzata, il film feticizza i meccanismi stessi della produzione e dell'archiviazione: le bobine, le macchine per riprodurle, il processo di sincronizzazione di suono e immagine. Questi elementi sollevano punti interessanti - ad esempio, la cinepresa di Labudović non ha necessariamente registrato il suono durante il Summit, perché ciò che veniva effettivamente detto era meno importante del fatto che queste persone stessero parlando - ma non vengono mai sviluppati per creare una tesi vera e propria, al di là di ciò che è già evidente dalla semplice lettura dell'evento. Queste immagini, dimenticate per decenni, non sembrano nascondere molti segreti. Il fatto che la Jugoslavia fosse coinvolta nell'aiuto agli indipendentisti algerini, e che lo stesso Labudović li avesse aiutati girando filmati di propaganda, sono incorniciati maldestramente, come delle sorprese nella narrazione - solo che poi il film rivela che Labudović, lungi dall'essere dimenticato, è immortalato in un dipinto in un museo algerino.

Nonostante l'abbondanza di materiale di partenza, Non-Aligned finisce per essere limitato e vago. Non riesce mai a far rivivere l'atmosfera e la posta in gioco di un'epoca dimenticata, e non sempre riesce a spiegare in modo convincente perché sarebbe interessante farlo.

Non-Aligned: Scenes from the Labudović Reels è prodotto da Poppy Pictures (Serbia) e Survivance (Francia).

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(Tradotto dall'inglese)

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