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LES ARCS 2022

Recensione: Sopravvissuti

di 

- Guillaume Renusson firma un ottimo esordio nel lungometraggio sulle orme degli eccellenti Denis Menochet e Zar Amir Ebrahimi, braccati in montagna, al confine franco-italiano

Recensione: Sopravvissuti
Denis Menochet e Zar Amir Ebrahimi in Sopravvissuti

"Non voglio soldi e non voglio guai". Preso dal suo enorme dolore di vedovo, Samuel non aveva previsto un incontro del tutto inaspettato in mezzo al nulla, sulle montagne alpine, sul versante italiano dove possiede uno chalet isolato. È a questo punto di svolta della sua vita che gli compare l'afghana Chehreh, la quale cerca di attraversare clandestinamente il confine per raggiungere la Francia, affrontando la neve profonda in jeans e scarpe da ginnastica. Questo è il punto di partenza dell'emozionante opera prima di Guillaume Renusson, Sopravvissuti [+leggi anche:
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, un film di genere molto fisico e realistico di caccia all’uomo in mezzo alla neve, proiettato al 14° Les Arcs Film Festival, prima della sua uscita francese che sarà guidata da Ad Vitam il 4 gennaio 2023.

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Per Samuel (Denis Menochet), i migranti che vagano nel gelo vicino al confine, nascondendosi e sfuggendo ai vigorosi arresti della polizia, sono solo presenze spettrali intraviste di sfuggita, dall'altra parte del finestrino di un autobus, per esempio. Il nostro uomo, un francese in congedo per malattia e al termine della riabilitazione, è sprofondato in profondi problemi personali, sull'orlo di una grave depressione, a causa della morte della moglie pochi mesi prima in un incidente stradale, non lontano dallo chalet che la coppia possedeva in Italia. Lasciando la sua bambina alle cure di suo fratello, Samuel si reca lì per un fine settimana per confrontarsi con questo karma molto pesante. Ma nella notte irrompe in casa una donna: una migrante afghana di nome Chehreh (Zar Amir Ebrahimi, premiata a Cannes per Les nuits de Mashhad [+leggi anche:
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). Si innesca una meccanica di circostanze che fa precipitare Samuel nel cuore di una sofferta avventura perché tre locali di sua conoscenza vogliono fermare a tutti i costi ("siamo a casa") l'attraversamento del confine da parte della migrante. Accusano Samuel, che voleva semplicemente indicare a Chehreh la direzione della Francia attraverso la montagna innevata, di essere un trafficante. Una caccia all’uomo (con drone, motoslitta, cane, pistola, ecc.) inizia nella natura ostile.

Di rara intensità fisica, Les Survivants traccia le tappe di questa vera e propria Via Crucis percorsa dai due protagonisti (l’ottima sceneggiatura è scritta dal regista con Clément Peny) mentre si fanno strada tra neve farinosa, notti gelide e sottobosco, attraversando una stazione sciistica deserta fuori stagione e costretti a combattere i loro inseguitori in modo estremamente brutale. Ma i due fuggitivi (notevoli interpreti) imparano anche a superare i loro iniziali sospetti reciproci e a conoscersi (Chehreh era un'insegnante e durante il suo viaggio migratorio verso l'Europa è stata separata dal marito, ex traduttore dell'esercito francese in Afghanistan). Film di genere molto ben realizzato e senza precedenti nel cinema francese, Les Survivors distilla con piccoli tocchi intelligenti, ma sempre attraverso l'azione, la sua visione umanista delle diverse sfaccettature della tesa situazione migratoria al confine franco-italiano. Una miscela che si traduce in un western sociale avvincente, contemporaneo, in cui gli occhi del suo protagonista francese vengono infine aperti, permettendogli di ricostruire la sua vita e trovare una sorta di redenzione aiutando il prossimo.

Prodotto da Baxter Films e Les Films Velvet, Sopravvissuti è venduto nel mondo da WTFilms.

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(Tradotto dal francese)

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