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SOLETTA 2023

Recensione: This Kind of Hope

di 

- Pawel Siczec ci regala un ritratto incisivo ed esteticamente potente dell’attivista, diplomatico e politico bielorusso Andrei Sannikov

Recensione: This Kind of Hope

Nato a Varsavia ma cresciuto in Libia e in Svizzera, Pawel Siczec si trasferisce a Monaco dove frequenta la Hochschule für Fernsehen und Film specializzandosi in film documentari. É in effetti questo il formato privilegiato dei suoi film, sorta di lente di ingrandimento che gli permette di mostrare al mondo realtà spesso dimenticate, così come personaggi che lottano per cambiare il mondo o semplicemente per sopravvivere. Otto anni dopo Half the Town, Pawel Soczec si concentra per il suo nuovo documentario This Kind of Hope sul coraggioso attivista, diplomatico e politico bielorusso Andrei Sannikov.

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Scelto come film di apertura delle 58e Giornate di Soletta, This Kind of Hope è un ritratto potente ed esteticamente poetico di un personaggio impenetrabile ma anche estremamente toccante che non ha mai smesso di lottare malgrado il suo mondo sembri gradualmente e pericolosamente sgretolarsi. Negli anni novanta Andrei Sannikov ha giocato un ruolo centrale nel disarmo nucleare della Bielorussia (ma non solo) prima di ritirarsi definitivamente dalla funzione pubblica sotto la dittatura di Aljaksandr Lukašėnka. Fervente difensore di una Bielorussia democratica, libera e aperta nei confronti dell’Europa, Sannikov è stato rinchiuso a lungo in prigione e ha perso molti e molte dei suoi compagni e compagne di lotta morti a causa delle loro opinioni e della loro sete di indipendenza. Oggi apolide, perso in una Varsavia che da rifugio ed esilio provvisorio si sta tristemente trasformando in dimora stabile, Sannikov continua a lottare per una Bielorussia libera e fiera della sua cultura. Un’esistenza marcata dalla violenza e dalle lotte rivoluzionarie che si nutre di speranza malgrado un futuro dai colori sempre più plumbei.

Pawel Soczec segue con la sua cinepresa le peripezie di Sannikov, il suo esilio forzato e i fugaci momenti di intimità con la sua famiglia senza intervenire direttamente, con rispetto e tenerezza. L’attivista bielorusso, il suo viso filmato spesso in primo piano, ci svelano, con pudore e intelligenza, molto della sua vita. Quello che intriga e affascina è la fierezza con la quale lo sguardo e il corpo di Sannikov raccontano un passato fatto di lotte, dolore e frustrazioni ma anche di speranza e orgoglio. Sannikov parla poco, il suo racconto è ruvido e diretto, efficace e a tratti crudele, come se i sentimenti e le emozioni non avessero il diritto di emergere. A parlare al loro posto ci pensa il suo sguardo al contempo impassibile e penetrante ma anche i piccoli gesti del quotidiano che da banali diventano catartici e liberatori. Il corpo si trasforma in questo modo in ricettacolo di micro rivoluzioni (come direbbe Michel de Certeau) che emergono in superficie come testimonianze di una lotta che da personale diventa universale. Scaldare l’acqua in un bollitore di fortuna come in prigione, vestirsi meticolosamente per le innumerevoli conferenze alle quali partecipa, fare i compiti con il figlio o ancora giocare a ping pong con la sua famiglia sono segni tangibili di un passato e un presente che si amalgamano in un andirivieni costante tra dolore e speranza.

Pawel Soczec restituisce un dolore che sembra imprigionato nel corpo, un dolore ancora troppo intenso per essere espresso a parole. Le numerose scene di intimità, con la sua famiglia o solo nel suo appartamento di Varsavia accentuano ancora maggiormente l’atmosfera generale di angoscia e incertezza che domina il film, come se nulla potesse liberare Sannikov dal suo esilio forzato. Questo non significa però che si sia arreso, al contrario l’attivista bielorusso non perde mai la speranza aggrappandosi con tutte le sue forze a un’energia vitale che sembra inesauribile. This Kind of Hope è un film potente, un ritratto coraggioso di un uomo complesso ed affascinante che non intende piegarsi.

This Kind of Hope è prodotto dalla Zurighese A Film Company, dalla tedesca Departures Film e dalla SRF.

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