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SUNDANCE 2023 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: Twice Colonized

di 

- Il primo lungometraggio documentario di Lin Alluna sull'avvocato inuit groenlandese e attivista per i diritti umani Aaju Peter è potente ed emozionante, anche se non sempre equilibrato

Recensione: Twice Colonized

L'avvocata Inuit groenlandese Aaju Peter è una figura singolare nella lotta per i diritti delle popolazioni indigene dell'Artico, impegnata ad abolire i divieti dell'UE sui prodotti ricavati dalla foca, che hanno devastato l'economia del suo popolo, e a istituire un forum indigeno permanente nell'Unione Europea. In tutto questo, è anche alle prese con problemi personali. Aaju Peter è la protagonista e sceneggiatrice del primo lungometraggio documentario della regista danese Lin Alluna, Twice Colonized [+leggi anche:
intervista: Lin Alluna
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, appena presentato in anteprima mondiale in concorso al World Cinema Documentary del Sundance.

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La storia personale e politica di Peter si sovrappongono nel corso del film, ma il regista e qui montatore Mark Bukdahl (Last and First Men [+leggi anche:
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) ci presenta prima gli aspetti intimi. Nata in Groenlandia e formatasi in Danimarca, Peter è dolorosamente consapevole dell'occidentalizzazione a cui lei e altri Inuit sono stati sottoposti. I suoi commenti sulla colonizzazione e l'oppressione sono infatti taglienti e senza compromessi.

Tornata in Groenlandia, ha incontrato un Inuk canadese con il quale si è trasferita nel 1981 a Nunavut, nell'estremo nord del Paese, dove si è stabilita. Il suo attuale fidanzato, bianco, è violento lei non riesce a lasciarlo nonostante la sua forza esteriore e il suo carattere deciso.

Ma una tragedia colpisce Peter: il figlio si suicida. È un dato di fatto che tra i giovani indigeni c’è il più alto tasso di suicidi in quasi tutti i Paesi, e questo è uno dei temi di cui si occupa la sua lotta per i diritti umani. Ma lei deve prima affrontare il suo processo di elaborazione del lutto, e così torna nella sua città natale con il fratello. Dopo questo segmento centrale, stranamente breve, cupo e relativamente poco comunicativo, la donna si sente rinvigorita e inizia a scrivere un libro intitolato Twice Colonized e a fare campagne più attive per la sua causa.

Questa seconda metà del film sembra però affrettata e frammentata, soprattutto se paragonata alla fluida ed emozionante prima parte. Peter viaggia per parlare ad altre popolazioni indigene e far pressione sui parlamentari danesi (non troppo ricettivi), come vediamo in brevi frammenti che si alternano rapidamente. Il suo discorso alla sede dell'Unione Europea a Bruxelles sembra essere un grande successo, ma ne vediamo solo un piccolo passaggio. La sensazione è che i registi avrebbero potuto tranquillamente far durare il film altri 15 minuti, con la sua narrazione accattivante e drammatica e la sua potente protagonista.

I due aspetti della storia di Peter non sono idealmente bilanciati, ma in un certo senso questo problema è superato dalla materia del soggetto e dalle molte sfumature intime e politiche. Inoltre l'ispirato lavoro della direttrice della fotografia Iris Ng (Stories We Tell), in collaborazione con Glauco Bermudez e David Bauer, che riprende sia le ampie inquadrature dei gelidi paesaggi artici che lo straordinario volto di Peter catturato con strani primi piani, è spesso mozzafiato.

L'aspetto creativo più originale è la musica di Olivier Alary e Johannes Malfatti e il modo in cui Alluna e Bukdahl la utilizzano. Questo mix di canto di gola, percussioni e archi in alcuni momenti arriva all'improvviso, a brevi intervalli, come a dire: "Fate attenzione!". In altri casi, funziona altrettanto bene come accompagnamento drammatico.

Ci sono alcuni brevi segmenti onirici e romanzati, pensati per rappresentare la lotta interiore di Peter o, filmati in Super8, per simboleggiare la sua occidentalizzazione in Danimarca. Sono una gradita aggiunta all'atmosfera generale e avrebbero potuto essere utilizzati in misura maggiore.

Twice Colonized è una coproduzione tra Ánorâk Film, basata in Danimarca e Groenlandia, e le canadesi EyeSteelFilm e Red Marrow Media. Autlook Filmsales si occupa dei diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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