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SUNDANCE 2023 Concorso World Cinema Dramatic

Recensione: Girl

di 

- Nel primo lungometraggio di Adura Onashile, una madre e una figlia, due africane da poco immigrate a Glasgow, trovano conforto l'una nell'altra in un contesto di instabilità domestica e personale

Recensione: Girl
Le’Shantey Bonsu e Déborah Lukumuena in Girl

Una delle principali virtù di Girl [+leggi anche:
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di Adura Onashile, proiettato in prima mondiale al Sundance, è l'impressione di verità emotiva e trasparenza che il film offre, pur mantenendo oscuri alcuni dettagli della trama, del passato e delle motivazioni dei personaggi. Questo tipo di approccio è un marchio di fabbrica anche del cinema di Claire Denis, una delle influenze più ricorrenti e pervasive nei film dei festival contemporanei, ed è una vera gioia, dopo tanti anni di modelli convenzionali e conformità stilistica, vedere il socialismo britannico aprirsi a una concezione più rischiosa di ambizione artistica. Girl basa la sua trama sull'impegno e la resilienza degli immigrati, cosa che generalmente tende a scivolare nel miserabilismo; qui, al contrario, ne fa una materia voluttuosa e fluida, calda come il respiro della figura materna di questo film, quando accoccola la figlia addormentata e quasi pubescente nel suo letto.

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Grace (Déborah Lukumuena, l'attrice francese incoronata con un César per Divines [+leggi anche:
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nel 2017) sta attraversando una crisi emotiva e morale mentre tenta di guidare sua figlia Ama (Le'Shantey Bonsu) in un'esistenza britannica confortevole e integrata – sono emigrate di recente da un paese africano non meglio definito, dove è fortemente implicito, attraverso i flashback, che Ama sia nata da uno stupro. Dalla loro preziosa casa in un palazzone di Glasgow, raffigurata con un po' della minacciosa austerità del debutto di Andrea Arnold, Red Road [+leggi anche:
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, Grace parte per fare un turno di pulizia notturno in un vicino centro commerciale, contando ogni suo passo nel suo percorso verso il lavoro, con sintomi che richiamano un disturbo ossessivo compulsivo. Nel frattempo, Ama è finita sotto la parziale supervisione dei servizi sociali, dal momento che la sua frequenza irregolare e il suo scarso rendimento alla scuola elementare hanno destato qualche preoccupazione e dato inizio a diversi incontri intimidatori con un'assistente sociale, sostenuta dal suo insegnante. In questi scontri in aula (per quanto dotati delle migliori intenzioni), Onashile mostra abilmente quanto Ama desideri ardentemente dar voce ai suoi pensieri discordanti, ma non attraverso il mezzi diretti o verbali che contribuirebbero a placare le inquietudini di questi adulti.

Dopo un principio di incendio – che evoca in modo agghiacciante il disastro della Grenfell Tower nel Regno Unito del 2017 – e il conseguente sgombero della cité che porta i suoi abitanti a trasferirsi in alloggi residenziali di fascia alta, la coppia madre-figlia si ritrova in una casa sotto l'amabile supervisione del proprietario, Samuel (Danny Sapani), figlio della precedente ondata di immigrazione di origine afro-caraibica nel Regno Unito, una figura che ricorderà ancora una volta agli spettatori nazionali l'ostilità dello Stato nei confronti di quella generazione cosiddetta "Windrush". Ma è in questo passaggio della narrazione che il background teatrale di Onashile si fa evidente nel modo più efficace, essendo Lukumuena sapientemente guidata dalla sua regia verso una gestualità fortemente accentuata, che compensa, un po’ come nella scena nell’aula scolastica, la sua capacità di esprimere il suo disagio psicologico e la sua paura alle parti coinvolte, mentre aleggia la minaccia che Ama venga portata altrove dai servizi di protezione dell'infanzia.

Nonostante tutte queste qualità, l'impressione prevalente nel vedere Girl è che sia più una dimostrazione convincente del talento di Onashile che un film sbalorditivo in se stesso. Nonostante tutte le sue delicate scelte di messa in scena, e l'autenticità del ritratto della precarietà nel Regno Unito che dipinge, Girl, a partire dal suo titolo così familiare e già utilizzato tante volte, si mantiene generico e cauto nei suoi aspetti chiave, e ci fa rimpiangere che la sua assoluta sicurezza cinematografica non si applichi a tutti gli altri elementi della produzione, a cominciare dalla progressione fatalistica della storia.

Girl è una produzione britannica, guidata da barry crerar. Le vendite sono curate dalla polacca New Europe Film Sales.

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(Tradotto dall'inglese)

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