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FIPADOC 2023

Recensione: Catching the Pirate King

di 

- Ostaggi nell'Oceano Indiano, trattative per il riscatto, indagini successive: Lennart e Marteen Stuyck realizzano un film efficace e multidimensionale sui pirati somali

Recensione: Catching the Pirate King

"La pirateria ha due facce: quella in mare e quella sulla terraferma. Il motivo per cui la Somalia è diventata un centro della pirateria è che è un santuario. Lì si possono portare le barche e aspettare in sicurezza". Catching the Pirate King [+leggi anche:
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scheda film
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, proiettato nel concorso ufficiale del FIPADOC è una storia avvincente, con colpi di scena e ramificazioni molto più ampie di quanto non sembri, in cui i documentaristi belgi Lennart e Marteen Stuyck si sono immersi.

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"Sono venuti dritti verso di noi. Abbiamo visto che avevano armi da fuoco, mitragliatrici e anche un lanciarazzi. E le loro intenzioni non erano buone". Tutto è iniziato il 18 aprile 2009. La Pompei, una nave dragante che deposita rocce sui fondali marini, stava entrando nelle acque dell'Oceano Indiano in direzione del Sudafrica quando è stata attaccata dai pirati somali. Si trattava di un'area ad alto rendimento, visto che all'epoca erano stati rubati 60 carichi nel Golfo di Aden ed era stato pagato un riscatto di 3 milioni di dollari per una superpetroliera saudita. Per i dieci uomini a bordo della Pompei fu l'inizio di un lungo calvario marino, riportato dalle testimonianze del capitano e del suo sottotenente, perché contemporaneamente si svolgeva una partita a scacchi sull'ammontare del riscatto da pagare tra Hans Slaman (dagli uffici low key di International Security Partners a Lelystad, in Olanda) e il somalo Abdi, che rappresentava la milizia locale. Ci sarebbero voluti 72 giorni (riassunti in 12 nel film) prima di raggiungere un accordo e liberare la barca e i suoi uomini.

Ma è qui che il documentario prende una piega ancora più interessante: la vicenda era tutt'altro che conclusa perché il sistema giudiziario e la polizia belga sono entrati nella mischia, raccogliendo impronte digitali e tracce di DNA dal Pompei e conducendo indagini approfondite attraverso la missione regionale dell'ONU con sede a Nairobi. Un personaggio secondario è stato poi arrestato in mare e, per la prima volta, un Paese ha processato un pirata. Ma soprattutto è stato identificato il cervello dell'operazione: Afweyne, detto Big Mouth, il re dei pirati che era anche un contrabbandiere di khat. Ma come potevano arrestarlo nel suo covo di Adado? Alla fine a condurre i belgi a una soluzione è stata una pericolosa indagine sotto copertura in Somalia condotta dal giornalista Jeffrey Gettleman del New York Times sul personaggio di Tiiceey, l'ambizioso governatore della provincia di Himan & Heeb...

Abilmente costruito, Catching the Pirate King riesce ad approfondire da diversi punti di vista (la situazione economica, politica e sociale in Somalia, il mondo degli armatori, l'universo invisibile delle trattative per il riscatto, il lato umano della vita quotidiana di un ostaggio, il lavoro della polizia e della giustizia, il peso della diaspora somala ecc.), senza mai perdere la suspense e riuscendo a dipingere ritratti abbastanza sfumati dei suoi protagonisti principali. Il film chiaramente non può essere classificato come d’autore, ma il documentario vanta comunque una conoscenza molto sviluppata della ricostruzione suggestiva e scorre fluidamente, anche grazie all'uso intelligente e pertinente di materiale d'archivio e testimonianze.

Catching the Pirate King è prodotto da Diplodokus in coproduzione con VRT ed è venduto da Federation.

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(Tradotto dal francese)

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