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SUNDANCE 2023 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: Pianoforte

di 

- Jakub Piątek ha realizzato un documentario elegante, tenero ma entusiasmante sui partecipanti al famoso Concorso Pianistico Internazionale Chopin

Recensione: Pianoforte
Marcin Wieczorek in Pianoforte

Il regista polacco Jakub Piątek torna al Sundance, dopo avervi presentato il suo esordio narrativo, Prime Time, nel 2021, con il suo lungometraggio documentario Pianoforte, che racconta del Concorso Pianistico Internazionale Chopin che si svolge ogni cinque anni a Varsavia e che può assicurare una carriera di successo al vincitore e ai secondi classificati. Il film, presentato al Concorso World Cinema Documentary, mostra quanto è impegnativo ed estenuante è il concorso pianistico - nel 1990, nel 1995 e nel 2005, nessuno è riuscito a portarsi a casa il premio - il che rende la posta in gioco più alta e l'emozione più intensa di quella che troviamo nello "Studio Rivoluzionario" di Chopin. E fa sembrare gli sforzi di Andrew in Whiplash (Miles Teller) una passeggiata nel parco.

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Piątek segue alcuni concorrenti selezionati (nel 2021, 87 pianisti si sono iscritti al concorso e, dopo tre turni, solo 12 si sono qualificati per la finale) senza sapere quanto tempo trascorreranno a sperare di vincere il premio. Poiché il concorso è molto popolare in Polonia - e ottenere i biglietti per i concerti è quasi impossibile, come questo recensore ha avuto modo di scoprire - non ci sarà molta suspense sull'esito per coloro che hanno seguito l'evento, soprattutto tra gli aficionados della musica classica. Ma anche se si conoscono i risultati, Pianoforte è emozionante e piacevole da guardare (e da ascoltare!), perché Piątek e il suo team non si limitano a seguire la rivalità musicale, ma si concentrano anche su chi sono i rivali. Ogni protagonista ha un background, una personalità e un livello di dedizione a Chopin diversi, oltre alle proprie stranezze. Il concorrente cinese Hao Rao ama mangiare patatine, il polacco Marcin Wieczorek fa i dispetti al suo gatto e l'italiana Leonora Armellini suona i Metallica tra una mazurca e una sonata. Si può sbirciare nella vita privata quella pre-competizione dei pianisti, ed è molto divertente vedere uno di loro che si esercita per ore e ore, con il solo cane di famiglia seduto ad ascolare, o un altro seduto in una piccola cucina con i suoi genitori mentre mette a punto i movimenti delle mani.

Ma la maestria non sta solo nella perfezione dei movimenti delle mani: il documentario di Piątek spiega anche perché un concerto eccellente è migliore di un altro, e come la personalità del pianista e la narrazione attraverso la musica siano molto più importanti. La narrazione è piuttosto classica, alimentata dalla cronologia del concorso e dalla tensione che si respira in ogni fase, quando i concorrenti vengono gradualmente eliminati, uno per uno. Alcuni tornano a casa, altri vanno a rilasciare interviste e a firmare autografi, mentre la mania per Chopin raggiunge il suo apice.

Piątek ha ammesso di non essere molto coinvolto negli ambienti della musica classica, il che gioca a suo favore e rende i personaggi più comprensibili. Pianoforte è un'osservazione curiosa e sottile di quella che potrebbe essere la disciplina più dura e impegnativa del mondo, con gli esecutori che lottano più contro le proprie paure, i propri limiti e il bisogno umano di riposo, piuttosto che l'uno contro l'altro. Il parallelo con lo sport è evidente: Piątek mostra l'allenamento in palestra di Jewa Gieworgian e il training mentale di Alexander Gadijev. Solo le dita toccano i tasti del pianoforte, ma tutto il corpo, la mente e l'anima sono coinvolti nel processo. Proprio come avrebbe voluto Chopin.

Pianoforte è stato prodotto da Maciej Kubicki per Telemark (Polonia), e co-prodotto da HBO Max, il Fryderyk Chopin Institute, il Mazovia Institute of Culture - Mazovia Film Fund e MX35.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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