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IFFR 2023 Concorso Big Screen

Recensione: Luka

di 

- Jessica Woodworth traspone le domande poste da Il deserto dei tartari in un film sontuoso, ambientato in un futuro post-apocalittico che ci interroga sul nostro presente

Recensione: Luka
Jonas Smulders in Luka

Obbedienza. Resistenza. Sacrificio. Sono queste le tre parole chiave che scandiscono la vita degli uomini di Forte Kairos. In una mattina che somiglia a tante altre, Luka, giovane cecchino prodigio, arriva come dal cielo per assistere questa truppa, raccolta nell'angosciata attesa di un nemico invisibile: gli uomini del Nord. Dapprima euforico per questo programma comune, quello di combattere e resistere, Luka si rende conto a poco a poco che la strana atmosfera che regna sul campo è più una grande illusione che una vera minaccia. Il collettivo, dapprima impressionante, sembra presto sprofondare in una sorta di degenerazione alimentata da un culto mantenuto dall'alto comando, i cui ordini non vengono mai messi in discussione. Quindi, quando Luka osa metterli in discussione, l'intero edificio inizia a vacillare dalle fondamenta.

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Luka trae la forza per dubitare dall'amicizia che stringe con altri due soldati, un'amicizia che passa attraverso il rapporto carnale, una relazione intensa ma misteriosa, come se i corpi raccontassero storie che le parole, imprigionate dal mito fondante del nemico invisibile, non erano più in grado di formulare. Prima delle menti, sono i corpi che resistono.

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, una visione abitata del classico Il deserto dei tartari di Dino Buzzati presentato nel concorso Big Screen dell'IFFR, la regista Jessica Woodworth, insieme alla sua talentuosa direttrice della fotografia Virginie Surdej, filma questi corpi da vicino, spesso in movimento, in 16mm e in un sontuoso bianco e nero. Se le ambientazioni intimidatorie che compongono Forte Kairos sono oggetto di meticolosi tableaux, spesso simmetrici, i corpi, quando non sono vincolati da gerarchie, sono in movimento, addirittura danzanti, materia fluida e decisamente indomabile.

Si sente così tutto il peso degli edifici e dei rilievi, una diga in disuso, trovata in Sicilia, e l'Etna, minaccioso. Nell'opera di Jessica Woodworth i luoghi sono parte integrante della drammaturgia (si pensi in particolare all'isola croata di Tito, Brijuni, trasformata in sanatorio nel suo ultimo film The Barefoot Emperor [+leggi anche:
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). Forte Kairos qui, una presenza minacciosa, sembra infondere il motto del luogo.

Per incarnare questo racconto, e questa riflessione simbolica sull'inanità dei conflitti che guidano l'umanità, e la necessità di narrazioni collettive per controllarla, questa accusa contro l'assurdità militare e la fedeltà del gruppo a un comando autoritario, aveva bisogno di una guida che conducesse e accompagnasse lo spettatore. Questo il ruolo assegnato a Luka, interpretato dal magnetico Jonas Smulders. Al suo fianco troviamo attori dalle molteplici origini, gli ottimi belgi Sam Louwyck e Jan Bijvoets, il carismatico attore armeno Samvel Tadevossian, e in un ruolo inaspettato, travagliato e fluido, l'attrice Géraldine Chaplin, già spettacolare nel precedente film della regista.

Luka è prodotto in Belgio per Bo Films da Peter Brosens (che aveva co-diretto con Jessica Woodworth i suoi cinque lungometraggi precedenti, producendoli anche), ed è coprodotto da Krater Films (Belgio), Beluga Tree (Belgio), Volya Films (Paesi Bassi), Domino (Armenia), Art Fest (Bulgaria), Palosanto Films (Italia). Le vendite internazionali sono affidate a Films Boutique.

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(Tradotto dal francese)

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