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FILM / RECENSIONI Belgio / Paesi Bassi / Iraq

Recensione: Baghdad Messi

di 

- Sahim Omar Kalifa difende il diritto di sognare del popolo iracheno attraverso la singolare traiettoria di un ragazzo patito di calcio pronto a tutto pur di seguire la sua passione

Recensione: Baghdad Messi
Ahmed Mohammed Abdullah, Atheer Adel e Zahraa Ghandour in Baghdad Messi

A Bagdad, quando hai 11 anni, continui a sognare, anche in mezzo alla guerra. A volte sogni il calcio, sogni il Barça, il Real, di diventare il nuovo Messi, se non il messia. Nelle strade piene di buche della città, gruppi di bambini tirano calci al pallone, alzano le braccia e gridano la loro gioia, a malapena scoraggiati dagli edifici sventrati che li circondano. Mentre la popolazione di Bagdad esiste, piuttosto che vivere, e ad ogni scena emergono le vestigia del mondo prima della guerra, Hamoudi e i suoi amici continuano a crederci, nella palla rotonda e nella vita che verrà. Il regista curdo residente in Belgio Sahim Omar Kalifa affronta la singolare traiettoria di questo giovane ragazzo in Baghdad Messi [+leggi anche:
trailer
intervista: Sahim Omar Kalifa
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale al Festival di Ostenda.

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Quando scoppia una sparatoria dietro l'angolo, Hamoudi viene coinvolto nel fuoco incrociato. Perderà una gamba, la stabilità familiare, la sua città, il suo orientamento. Ma non la sua passione. Sua madre preoccupata lo proteggerà, suo padre colpevole lo incoraggerà. Colpevole, perché il padre di Hamoudi è un traduttore per un'agenzia di sicurezza americana, coinvolto con i ribelli, era lì il giorno dell'attacco, è stato lui a portare in ospedale il ragazzino ferito. In seguito a questo evento, la famiglia dovrà lasciare Bagdad per rifugiarsi nel villaggio di origine della madre di Hamoudi. Ma le notizie viaggiano veloci. Non solo il padre di Hamoudi è uno sciita in terra sunnita, ma il suo coinvolgimento con le forze di occupazione non è ben visto dagli abitanti del villaggio.

Il sogno di Hamoudi risuona con quello del popolo iracheno. Come conservare la speranza quando tutto in sé e intorno a sé è devastato, amputato, aggredito? Attraverso il suo viaggio, è sia la sofferenza ma anche la resilienza di un Paese che Sahim Omar Kalifa ha voluto illustrare, in questo lungometraggio girato in Iraq, che, se a volte può prendere qualche scorciatoia di sceneggiatura, brilla per la sua autenticità, supportato in particolare dal giovane Ahmed Mohamed Abdullah che trasmette tutta la sua spontaneità ma anche la sua esperienza e la sua passione al piccolo Hamoudi. Attraverso il racconto apparentemente semplice di un bambino che si ostina a vivere la sua passione, Baghdad Messi mette in luce anche la complessità della società irachena alle prese con questa seconda guerra del Golfo. Il modo in cui i genitori di Hamoudi, educati in città, lottano per far accettare la loro unione e le loro scelte durante il rientro forzato nelle loro terre d'origine rivela le fratture che attraversano la popolazione, nel cuore stesso delle famiglie. Vediamo anche un paese fratturato, che cerca di ricostruirsi mentre lentamente le ferite della guerra cominciano a rimarginarsi.

Baghdad Messi è prodotto in Belgio da A Team Productions, e coprodotto da Column Films (Paesi Bassi), 1080 Films (Belgio) e Mîtosfilm (Iraq). Si noti che questo è il primo film in cui investe il distributore belga The Searchers, che lancerà il film in Belgio il 29 marzo. Le vendite internazionali sono gestite da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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