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BERLINALE 2023 Panorama

Recensione: Matria

di 

- BERLINALE 2023: Il regista galiziano Álvaro Gago ci presenta Ramona, una donna che ne ha abbastanza

Recensione: Matria
María Vázquez in Matria

Ed ecco un altro film in cui l'angoscia trasuda da ogni inquadratura, dove una donna normale che cerca solo di sbarcare il lunario ti fa battere forte il cuore. È difficile dire perché: d’altronde, ciò che Álvaro Gago mostra in Matria [+leggi anche:
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, proiettato al Panorama della Berlinale, è un'esistenza piuttosto ordinaria. Ma siamo talmente connessi con questa battaglia continua, con questa costante paura di rimanere senza tempo e senza denaro, che con una colonna sonora diversa, il film avrebbe potuto diventare un vero e proprio thriller.

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Parte del merito va alla grande direttrice della fotografia, Lucía C. Pan, che praticamente corre dietro la protagonista di Matria. Non ha un minuto da perdere, nemmeno un secondo per sé e, naturalmente, nessuno se ne rende conto davvero. Questa donna che vive in un villaggio di pescatori della Galizia e si destreggia tra diversi lavori, vive nonostante tutto nella più totale insicurezza finanziaria. L'anno scorso, una ricca celebrità ha esortato le donne a "muovere il culo e lavorare", ma in realtà lo stanno già facendo. E tanto. Eppure sembra non bastare ancora per avere una vita vera.

Il cinema d'autore ama donne come Ramona (Maria Vazquez), come Marion Cotillard in Due giorni, una notte [+leggi anche:
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e come Hayley Squires in Io, Daniel Blake [+leggi anche:
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. Lottano ma sono forti, soprattutto perché hanno famiglie da mantenere, e bisogna sopravvivere. Ciò che rende Matria interessante, tuttavia, è che Gago non glorifica il dolore o il sacrificio. Ramona continua a combattere e a urlare, ma quando finalmente si ferma, è quasi scioccante. C'è la consapevolezza che forse non c'è nessun premio per il martirio, dopo tutto. Che forse ti meriti più di una pausa sigaretta o di una rara serata fuori, soprattutto se il tuo partner ubriaco è già riuscito a rovinarla.

In linea, in un certo senso, con il cortometraggio precedentemente diretto da Gago (dove compariva già la stessa protagonista), Matria si ispira a una piccola bomba d’energia realmente esistente. E si vede. Nonostante alcune figure familiari al genere, Ramona è realistica e ci divertiamo molto a seguirla, anche se si può rimanere senza fiato. È divertente non perché la sua vita sia un mucchio di risate, ma perché non ha filtri: ha senso dell'umorismo, e prende in giro sia gli altri che se stessa. Eppure, anche così, si tradisce, in un certo senso, quando lamenta che "Dio ha avuto problemi di vista" quando ha creato il posto che lei chiama casa, eppure ci rimane. È preoccupata per la relazione sentimentale di sua figlia, ma continua a vivere con un uomo che non le piace nemmeno più.

Ma anche questa mancanza di coerenza le conferisce qualcosa di molto umano. È una ragazza intelligente che, a un certo punto, è diventata una donna che vive la sua vita come una schiava, inseguendo un lavoro dopo l’altro – e nessuno di questi paga bene. Qualcosa deve cambiare, ed entrare nella casa di un uomo da poco vedovo, prima scontroso poi grato per la sua compagnia, è il primo passo.

Nuovo esemplare di un'ondata crescente di film spagnoli che si concentrano su regioni particolari, abbracciandone le specificità e le lingue locali (viene in mente il vincitore a Berlino dello scorso anno, Alcarràs [+leggi anche:
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), Matria non ignora i problemi, ma riesce ancora a trovare del calore nelle piccole cose. Questo è un approccio prezioso al cinema sociale. Invece di devastare lo spettatore, il film segue il prezioso consiglio di Dolly Parton: "Ti lasciano sognare, solo per vedere i tuoi sogni infrangersi. Sei solo un gradino nella scala del capo, ma hai dei sogni che lui non accetterà mai".

Matria è scritto da Álvaro Gago, ed è prodotto dalla spagnola Matriuska Producciones, Avalon Productora Cinematográfica, Elastica Films e Ringo Media. New Europe Film Sales cura le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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