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BERLINALE 2023 Generation

Recensione: L’amour du monde

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- BERLINALE 2023: Il primo lungometraggio di Jenna Hasse mette in scena tre personaggi che si dibattono sulle sponde del Lemano alla ricerca del loro posto nel mondo

Recensione: L’amour du monde
Marc Oosterhoff, Esin Demircan e Clarisse Moussa in L’amour du monde

La carriera della regista svizzero-portoghese Jenna Hasse è cominciata subito dopo aver ottenuto il suo diploma di attrice all’INSAS di Bruxelles. Per lei non si è mai trattato di scegliere se stare davanti o dietro la cinepresa. Oltre a moltiplicare le esperienze in ambito attoriale (al cinema e a teatro), la regista nata e cresciuta in Svizzera ha da subito sentito il bisogno di creare lei stessa film che sono stati presentati e hanno vinto numerosi premi in festival internazionali. Il suo primo cortometraggio En août è stato presentato in prima mondiale alla Semaine de la Critique di Cannes e, quattro produzioni più tardi, è il suo primo lungometraggio L’amour du monde [+leggi anche:
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scheda film
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a debuttare alla 73° Berlinale nella sezione Generation.

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Il film può essere considerato come una sorta di parte conclusiva di una trilogia autobiografica cominciata con En août, scorcio di un’infanzia spensierata interrotta bruscamente dalla partenza di uno dei due genitori, proseguita due anni dopo con Soltar che racconta il viaggio inquieto verso il Portogallo di una giovane coppia e conclusa sulle sponde del Lemano dove la regista è nata e cresciuta.

Margaux, nome della protagonista di tutti e tre i film (il primo e l’ultimo interpretati da Clarisse Moussa, prima bambina e ora adolescente, il secondo dalla stessa Hasse) viene descritta dalla regista come una sorta di alter ego, “un personaggio che mi è vicino e si ispira alle donne che mi attorniano, alla mia storia famigliare e ai posti in cui sono cresciuta”. Come Kacey Mottet Klein nei film di Ursula Meier, Clarisse Moussa cresce sotto lo sguardo attento e benevolo di Jenna Hasse che la trasforma in eroina di una trilogia elegantemente crudele. L’amour du monde si ispira al romanzo dello scrittore svizzero Charles-Ferdinand Ramuz (1928) a cui prende in prestito il paesaggio, magnifico ma anche a tratti claustrofobico. Il Lago Lemano, i paesi che bagna e la natura che lo circonda fanno da sfondo alla storia di Margaux, quattordicenne che passa l’estate dal padre, il quale vive in un improbabile hotel, mentre svolge uno stage in un istituto che accoglie bambini in difficoltà. Sin dal primo giorno di lavoro, Margaux incontra Juliette (Esin Demircan), una bambina sveglia e giocosa con cui tesse un legame forte e speciale. Insieme fanno la conoscenza di Joël (Marc Oosterhoff), giovane pescatore di ritorno in Svizzera a causa del decesso di sua madre, che non aspetta altro che ripartire per la Tailandia. Il paesaggio, maestoso e al contempo sonnolente che fa da cornice al deambulare dei tre protagonisti regala al film un non so che di atmosferico ma anche di inquietante. Soffocati dalla noia estiva alla quale si abbandonano senza opporre troppa resistenza, Margaux, Juliette e Joël sembrano scivolare progressivamente fuori dalla realtà. Sempre più incurante delle conseguenze dei suoi atti, Margaux si concede un inaspettato e catartico momento di libertà, gusta per la prima volte le gioie della trasgressione prima di ritornare, forse, all’abulia estiva.

L’amour du monde è un primo film elegante ed esteticamente accattivante che può contare su un azzeccatissimo trio di attori e una fotografia (Valentina Provini) mozzafiato. In modo discreto ma non per questo meno potente, Jenna Hasse dipinge il nascere di un’amicizia fuori dal comune.

L’amour du monde è prodotto da Langfilm – Bernard Lang AG, RTS Radio Télévision Suisse e Galão com Açúcar. Latido Films si occupa delle vendite all’internazionale.

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