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BERLINALE 2023 Generation

Recensione: Kiddo

di 

- BERLINALE 2023: Nell'affascinante film di Zara Dwinger, devi urlare almeno una volta al giorno, altrimenti impazzisci

Recensione: Kiddo
Rosa van Leeuwen e Frieda Barnhard in Kiddo

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. Però Lu (Rosa van Leeuwen) sa un paio di cose su sua madre Karina (Frieda Barnhard): profuma di arance, vive a Hollywood e fa acrobazie. A volte la delude anche, specialmente quando non viene a prenderla dalla sua famiglia affidataria. Anche se aveva promesso che questa volta ce l'avrebbe fatta.

Ma ecco il punto: quando finalmente si presenta, è come una magia. Lu fa di tutto per compiacere questa imprevedibile creatura, anche lasciarsi rapire con nient'altro che un serpente domestico infilato in uno zaino. Saltano in macchina e si dirigono dritte in Polonia, il paese natale di Karina, fingendo di essere due fuorilegge in fuga dal mondo. Indossano parrucche, cenano e scappano senza pagare, ma ogni avventura è destinata a rimanere senza benzina prima o poi.

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Non per Karina, che è felice di fingere. Lo ha fatto per tutta la vita. Si allude a qualcosa di più oscuro, qualche trauma o instabilità, in questo film proiettato alla Berlinale nella sezione Generation Kplus, ma la regista Zara Dwinger si attiene al punto di vista di una bambina incantata, non di un'adulta preoccupata.

Ciò significa che è in gran parte una storia allegra, un road movie dal sapore retrò in cui il tempo è tutt'altro che pressante per le protagoniste. Karina sembra una bimba degli anni '70, ascolta Dusty Springfield e menziona Bonnie e Clyde. Crea la sua realtà perché anche lei è stata delusa. Si tratta di un circolo vizioso di una persona che priva un'altra della stessa cosa che ha sempre desiderato.

È un problema riconoscibile e, in definitiva, una trama riconoscibile, con l’ennesima bambina che deve crescere troppo in fretta, che non può rilassarsi completamente, mai, perché non si può fidare del suo genitore. Ma l'idea che si svolga anche all'interno della testa di Karina, in un certo senso, abbracciando la sua immaginazione e i suoi sogni, lo porta a miglia di distanza – letteralmente – dal tipico dramma sociale.

"Devi urlare almeno una volta al giorno, altrimenti impazzisci", dice a sua figlia, proprio come Liza Minnelli in Cabaret, quando insegnava alla sua amica come far uscire tutto. Karina ha qualcosa da offrire, dopotutto, e non solo una vecchia macchina e storie semi-vere: è sua madre. Ma Dwinger non crede nelle favole: crede in due persone, per quanto piccole, che lavorano alla loro relazione, invece di fare promesse che non possono assolutamente mantenere.

Kiddo è scritto dalla regista con Nena van Driel. Il film è prodotto dalla società olandese Studio Ruba, con Skoop Media alle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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