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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: La primavera della mia vita

di 

- Il duo musicale Colapesce & Dimartino in un road movie attraverso una Sicilia non convenzionale e bellissima, tra gag, autoironia, legami d’amicizia e alberi cosmici

Recensione: La primavera della mia vita
Colapesce & Dimartino in La primavera della mia vita

Sulla scia di un evento musicale in mondovisione come il Festival di Sanremo, a cui hanno partecipato con successo Colapesce & Dimartino (Premio della Critica e Premio Lucio Dalla alla loro nuova canzone, Splash) Vision Distribution fa uscire nelle sale italiane come evento speciale dal 20 al 22 febbraio La primavera della mia vita [+leggi anche:
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scheda film
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, film pensato scritto e interpretato dal duo artistico siciliano.

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L’idea alla base del film è da ascrivere ad un cinema leggero, anzi “leggerissimo” (per parafrasare la loro hit di due estati fa) ma brillante, ed è ispirata certamente al Big Fish di Tim Burton: un road movie elegiaco in una radiosa Sicilia, sulle tracce delle leggende dell’Isola. Anche le più improbabili, come quella che vuole William Shakespeare nato a Messina e rifugiatosi a Stratford-upon-Avon per sfuggire alla Santa Inquisizione.

Scritto dal duo con Michele Astori e il regista del film, l’esordiente Zavvo Nicolosi (videomaker che ha co-diretto la clip di Splash) La primavera della mia vita è la continuazione con altri mezzi della poetica musicale di Colapesce & Dimartino, esprimendo una sicilianità contemporanea, venata della coolness di chi ha calcato per anni la scena indie regionale. E c’è autoironia, disincanto che a volte trasfigura in disillusione, ma anche irresistibile attrazione rétro per un passato fatto di miti e personaggi straordinari.

Una beffarda autobiografia è connaturata a questo racconto, in cui Lorenzo (Colapesce) è stato abbandonato dal partner Antonio (Dimartino) all’apice del successo, in pieno tour e con un nuovo album in cantiere, a causa di un’improvvisa crisi esistenziale. Ma ora un elettrizzato Antonio è tornato e gli propone qualcosa di grande e misterioso, che va al di là della musica. Lorenzo, che etichetta le pillole ansiolitiche in base alle occasioni (“serata con amici fan di Springsteen”) ne prende subito una con l’etichetta “sorprese di Antonio”,  giusto perché “nell’entusiasmo si annida il germe del fallimento”.

Si tratta di scrivere un libro sulle leggende siciliane per conto di un sedicente Antico Ordine dei Semeniti, una comunità setta che predica la restituzione alla Natura di quello che le è stato tolto e di cui Antonio è diventato membro.  La coppia parte con una Ford Taunus SW anni 70 arancione attraverso una Sicilia non convenzionale e bellissima a caccia delle prove incontrovertibili dell’esistenza dei Lestrogoni, giganti antropofagi, la statua di Garibaldi che piange sangue, la teiera più grande dl mondo, l’isola in cui si cuoce il pane di segale cornuta allucinogena, il pronipote di Shakespeare. Con incontri peculiari lungo il percorso, come il coro degli albini, il club degli adoratori di Jim Morrison, l’organizzatrice di “esperienze mafiose” per i turisti tedeschi, le suore dell’ordine delle sommozzatrici. Madame, Roberto Vecchioni, Brunori Sas, Erland Øye e La Comitiva appaiono nel film come special guest.

Partendo da un’estetica da video musicale, con brevi sequenze con camera fissa che finiscono sempre con una battuta di uno dei due protagonisti, il film si esercita su una variazione edulcorata e colorata - una dolce cassata con canditi -del cinema grottesco e cinico dei siciliani Ciprì e Maresco. Dietro le facili gag il duo veicola un po’ di languore mediterraneo, incertezze esistenziali, crisi creative, legami d’amicizia. E l’urgenza di connettersi con l’albero cosmico.

La primavera della mia vita è prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle, e da Vision Distribution, in coproduzione con Sugar Play, in collaborazione con Sky.

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