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BERLINALE 2023 Concorso

Recensione: Manodrome

di 

- BERLINALE 2023: Il secondo lungometraggio di John Trengove è una storia piuttosto confusa ma divertente che ruota attorno a una setta di incel per i quali le cose vanno male

Recensione: Manodrome
Jesse Eisenberg in Manodrome

Senza giri di parole, Manodrome [+leggi anche:
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, del regista sudafricano John Trengove, è un film piuttosto caotico. Questo caos è comunque divertente e coinvolgente per la maggior parte del film, ma è anche un buon esempio di quanto sia facile perdere il punto di vista quando si tratta di scrivere una storia ricca di troppi temi e stili cinematografici diversi. Presentato nel concorso principale della Berlinale, il film segue le vicissitudini di Ralphie (un bizzarro Jesse Eisenberg dai capelli rossi e dagli occhi spenti), un giovane che cerca di campare facendo l’autista di Uber e vive in un minuscolo appartamento con la sua ragazza incinta, una cassiera di nome Sal (Odessa Young). Fin dall'inizio Ralphie sembra già piuttosto alienato e irritato dalla società in cui vive, e la gravidanza inaspettata della sua ragazza è apparentemente la ragione principale delle sue preoccupazioni. La prima scena introduce forse troppo apertamente il conflitto principale della storia: vediamo Ralphie guidare mentre una sua passeggera allatta il figlio. Lo sguardo insistente dell'uomo spaventa la mamma, che chiede a Ralphie di fermare l'auto e di farla scendere.

Frequentatore assiduo di una palestra, Ralphie sembra essere in rapporti di amicizia con almeno una persona, Jason (Philipp Ettinger). Quest'ultimo gli fornisce alcuni steroidi per migliorare le sue prestazioni atletiche e scolpire il suo corpo, da cui il nostro protagonista è piuttosto ossessionato. Jason scopre le difficoltà che Ralphie sta attraversando e lo invita a incontrare una setta di ferventi misogini - meglio conosciuti nella cultura contemporanea come "incel" - che sconvolgeranno drasticamente la sua vita e la sua visione del mondo.

La setta è guidata da Dan (Adrien Brody), che infonde nel suo ruolo uno strano mix di leggerezza e aggressività, rendendolo un personaggio spaventoso e allo stesso tempo divertente. Dan spinge Ralphie a lasciare la sua ragazza e a trasferirsi insieme agli altri "figli" e "padri" della setta. In questo caso, ciò che potrebbe non convincere gli spettatori è la rapidità con cui Ralphie entra in una spirale negativa, avendo forse troppi pochi motivi per odiare così tanto la sua ragazza e abbandonarla insieme al suo bambino. Da quel momento in poi, la sceneggiatura di Trengove diventa sempre più caotica e assurda, e richiede un'enorme dose di sospensione dell'incredulità, a cui non tutti gli spettatori potrebbero essere preparati. Così, la maggior parte delle dinamiche logiche di causa-effetto vengono azzerate, rendendo le azioni di Ralphie - così come quelle di altri personaggi - sempre più prive di logica.

Il risultato finale è, in qualche modo, un accattivante pastiche di thriller, drammi psicologici e commedie surreali, pieno di colpi di scena. Questo guazzabuglio può essere divertente o affascinante per alcuni, ma frustrante per altri. Diciamo che gli spettatori non devono aspettarsi un approccio serio a nessuno dei temi che il film si propone di affrontare.

Trengove in definitiva non prende una direzione precisa fino alla fine. Decide invece di abitare questa confusione, aprendo e chiudendo bruscamente nuove "situazioni" e concludendo il racconto con un finale prevedibilmente sopra le righe.

Manodrome è prodotto dall’americana Felix Culpa e la britannica Liminal Content. CAA Media Finance si occupa delle vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)


Photogallery 18/02/2023: Berlinale 2023 - Manodrome

40 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

John Trengove, Sallieu Sesay, Philip Ettinger, Odessa Young, Adrien Brody, Jesse Eisenberg
© 2023 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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