email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2023 Berlinale Special

Recensione: Golda

di 

- BERLINALE 2023: Il film biografico elegantemente diretto da Guy Nattiv deve gran parte della sua qualità alla sbalorditiva performance di Helen Mirren nei panni della prima donna premier israeliana

Recensione: Golda
Helen Mirren in Golda

Una donna, una madre per la sua famiglia, una nonna per il suo paese, una statista e, inevitabilmente, una stratega militare. Queste sono le principali sfumature del complesso ritratto che Helen Mirren fa di Golda Meir, il quarto primo ministro israeliano (e la prima donna a ricoprire la carica), membro del partito laburista e fumatrice accanita. Diretto dal regista israeliano Guy Nattiv (Skin) e presentato nella sezione Berlinale Special della Berlinale di quest'anno, Golda [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
si concentra interamente sui giorni della guerra dello Yom Kippur, che vide Israele combattere contro una coalizione di Stati arabi guidata dall’Egitto di Anwar Sadat e dalla Siria di Hafez al-Assad nel 1973.

Non è un caso che questa recensione inizi sottolineando la profondità della performance di Mirren. Nonostante sia elegantemente diretto, la maggior parte, se non tutta, della forza del film si basa sul raffinato lavoro dell'attrice britannica nell'evocare (senza imitare) la voce e la postura di Meir, mostrando brillantemente la forza di volontà della statista, ma anche la sua fragilità. Questo non vuol dire che il resto del cast non offra buone interpretazioni: tutti gli attori secondari riescono a fare un buon lavoro, in particolare Liev Schreiber nei panni del segretario di Stato Henry Kissinger, Rami Heuberger nei panni del travagliato generale Moshe Dayan ed Ellie Percy in quelli di Shir Shapiro, l'affezionata segretaria personale di Meir.

Esteticamente parlando, la presenza del fumo in particolare gioca un ruolo essenziale. Non è solo una delle due fatali dipendenze di Meir (l'altra era il caffè nero), ma appare sullo schermo in circostanze diverse, con significati diversi: polvere lasciata dai bombardamenti, presagio di morte, visioni da incubo e, più in generale, lo stato di confusione e disperazione della statista. In una delle scene oniriche più suggestive, Meir si sdraia sul letto ed esala del fumo che si trasforma rapidamente in un'enorme nuvola di nebbia. Una serie di inquadrature montate con numerosi jump-cut seguono Meir che risponde disperatamente al telefono – senza che nessuno parli dall'altra parte – mentre il suono di attacchi aerei e urla lancinanti sembra avvicinarsi sempre di più, dando agli spettatori la sensazione che qualcuno si stia avvicinando a lei per catturarla o ucciderla.

Detto questo, bisogna tenere conto di due importanti considerazioni. La prima, la più ovvia, è che il lungometraggio è una forma di narrazione unilaterale – e non sorprende, dal momento che si concentra sulla sola prospettiva del governo e dell'esercito di Israele, e non mira mai a essere un attestato di verità assoluta. La seconda considerazione implica che molti dialoghi e l'intera ambientazione in tempo di guerra in generale risuonano inevitabilmente con il presente, specialmente quando guardiamo le scene che coinvolgono Kissinger e Meir mentre discutono del coinvolgimento dell'Unione Sovietica nel conflitto. Queste connessioni emergono anche quando Nattiv aggiunge alcuni tocchi leggeri e umoristici per "addolcire" quelle scene e rendere la statista israeliana più materna.

Come in molti altri racconti di questo tipo, Nattiv cerca di evidenziare un generico messaggio contro la guerra mostrando Meir sdraiata nel suo letto d'ospedale prima di morire e riproducendo una registrazione del suo storico incontro del dopoguerra con Sadat nel 1977. Nei titoli di coda, afferma inoltre che il film è dedicato a tutte le vittime della guerra, indipendentemente dalla loro affiliazione con una delle parti in campo. Non si può dubitare delle migliori intenzioni di Nattiv, ma una più efficace consegna di questo messaggio avrebbe richiesto un film totalmente diverso, che avrebbe inevitabilmente implicato una concreta presenza sullo schermo degli “altri”, oltre che uno sguardo più critico sulle ambiguità morali del suo paese.

Golda è prodotto dalle britanniche Qwerty Films e Perfume Films. Embankment Films cura le vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)


Photogallery 20/02/2023: Berlinale 2023 - Golda

12 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Guy Nattiv, Helen Mirren, Lior Ashkenazi
© 2023 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy