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BERLINALE 2023 Panorama

Recensione: The Cemetery of Cinema

di 

- BERLINALE 2023: In questo documentario sorprendentemente complesso, Thierno Souleymane Diallo parte alla ricerca di un film perduto. Senza scarpe

Recensione: The Cemetery of Cinema

Se c'è un film che quest'anno ha davvero celebrato il cinema alla Berlinale, è senza dubbio The Cemetery of Cinema [+leggi anche:
trailer
intervista: Thierno Souleymane Diallo
scheda film
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di Thierno Souleymane Diallo, vincitore di uno dei premi del pubblico nella sezione Panorama (leggi la news). Detto questo, ironia della sorte, la storia parla della ricerca di un film perduto da tempo che nessuno è riuscito a vedere, dei fantasmi di vecchie storie e di voci che non sono state ascoltate.

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A volte sembra un mockumentary e ricorda Forgotten Silver, dove anche Peter Jackson parlava di un regista neozelandese "pioniere", Colin McKenzie, e dei suoi film perduti. Ma non è il caso. Ciò che rende questa storia ancora più triste è che Diallo continua a ripetere che Mamadi Touré ha girato Mouramani, considerato il primo film realizzato in Guinea, nel 1953. Era l'anno di Vite perdute e Gli uomini preferiscono le bionde... Un anno in cui il cinema prosperava. E allora cosa è successo?

“È una leggenda o qualcosa del genere?”, si chiede qualcuno nel film. Il destino di Mouramani ci porta a riflettere sulle persone che decidono quali storie vale la pena salvare, quali esperienze vale la pena proteggere. Diallo non è un vero showman, ma come Michael Moore da tanti anni è sempre in giro e davanti alla telecamera: fa domande e parla di cinema con tutti. Viaggia per il paese, di solito a piedi nudi, incoraggiando gli altri a guardare nel loro mondo e scoprire qualcosa degno di un film, smascherando "esperti" che parlano di film che non hanno mai visto, chiacchierando con registi che non hanno mai ottenuto ciò che meritavano a causa della loro provenienza. O semplicemente girovaga per i vecchi cinema, con i biglietti sbiaditi ancora sul pavimento, perché un giorno, forse presto, anche tutto questo potrebbe sparire.

C'è qualcosa di triste in un film che sbiadisce, che si sgretola e scompare, si riduce in polvere al solo tocco. Ma lo fa sembrare anche umano. Quando Diallo si reca in Francia e visita gli archivi dove i vecchi film vivono i loro ultimi giorni, assistiamo a un momento intimo. È un addio silenzioso.

Naturalmente, alcune affermazioni ripetute nel film sono abbastanza comuni. A quanto pare non si può andare in Francia senza che qualcuno si lamenti che “far vedere film rivoluzionari su un MacBook è assurdo”. E anche se Diallo ascolta educatamente, ha le sue idee, dimostrando che se ora è davvero il momento di ascoltare storie più diverse, storie da tutto il mondo, bisognerebbe prendere in mano la telecamera e raccontarle. Ancora una volta, se necessario.

The Cemetery of Cinema è prodotto dalle francesi L’image d’après e JPL Productions, Lagune Productions (Senegal) e Le grenier des ombres (Guinea). Le vendite internazionali sono curate da Reservoir Docs.

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(Tradotto dall'inglese)

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