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BERLINALE 2023 Generation

Recensione: Delegation

di 

- BERLINALE 2023: Asaf Saban presenta un dramma di formazione energico e leggermente confuso sui liceali israeliani che visitano ex campi di sterminio

Recensione: Delegation
Leib Lev Levin, Neomi Harari e Yoav Bavly in Delegation

La coproduzione polacco-israelo-tedesca Delegation [+leggi anche:
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di Asaf Saban, presentata nella sezione Generation 14plus della Berlinale, intreccia il capitolo più oscuro della storia comune di questi tre paesi con un dramma di formazione. Tre amici – Frisch (Yoav Bavly), Nitzan (Neomi Harari) e Ido (Leib Lev Levin) – partono per un viaggio in Polonia, insieme ai loro compagni di classe, al loro insegnante e al nonno di Frisch, Josef (Ezra Dagan), che è un sopravvissuto, per visitare i luoghi della memoria della Shoah. Il trio è sempre stato unito, ma ora le cose si complicano, perché Nitzan ha una cotta per Ido, che esce con un’altra persona, e Frisch nutre sentimenti per Nitzan. Inoltre, Frisch è un emarginato sociale, il che rende tutto più difficile, soprattutto al liceo.

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Mentre visitano i campi di concentramento, seguono i sentieri che portavano le persone alla morte, ascoltano le storie di Josef e guardano Il violinista sul tetto o Fuga da Sobibor sull'autobus, le loro vite si trasformano. Ma non è il tragico passato della loro nazione che determina il cambiamento; è principalmente il viaggio stesso. Gli adolescenti protagonisti sono fuori dalla scuola, fuori dal paese e dalle regole. Possono vedere un po' più chiaramente chi sono, cosa è importante per loro e come il mondo può davvero fare schifo a volte. La classe si concentra maggiormente sulla vita privata, ma anche la politica non viene ignorata. Ogni notte, i partecipanti al viaggio si riuniscono e discutono dell'impatto che il tour sta avendo su di loro. Alcuni di loro piangono, altri si sentono più convinti del loro servizio militare obbligatorio, mentre Nitzan non sa davvero come affrontare quello che sta vivendo. Cerca di tradurre i sentimenti di orrore e dolore in un progetto artistico, che non le è del tutto utile. Frisch, dal canto suo, fa una mossa folle: sgattaiola fuori dallo scuolabus, spegne il telefono e si dirige in autostop verso Auschwitz. Lungo la strada incontra gente del posto polacca e vede un altro modo di commemorare la Shoah. Scopre anche di essere abbastanza forte e indipendente per affrontare il suo status sociale, e che uscire dai sentieri battuti potrebbe non essere la cosa peggiore del mondo.

Delegation è energico e dinamico, proprio come i suoi protagonisti, e il modo in cui il regista esordiente Asaf Saban lavora con i suoi attori è encomiabile. Eppure il suo film ha alcuni difetti che sono fin troppo comuni in un'opera prima, poiché la sceneggiatura, anch'essa scritta da Saban, cerca di racchiudere troppo in un’unica storia. Il dramma di formazione sarebbe stato più che sufficiente, e lo stesso vale per il tema dei viaggi dei licei israeliani in Polonia (ora sospesi per questioni diplomatiche tra i due Paesi), che espongono i giovani a tali orrori. Anche il rapporto tra i nipoti e i nonni, gli ultimi sopravvissuti alla Shoah che raccontano a modo loro le loro storie orribili (Josef che parla del suo primo amore è una delle scene più toccanti del film), sarebbe bastato. A volte avere così tanti fronti aperti può creare confusione. Per fortuna, ogni regista debutta una volta sola.

Delegation è prodotto dalla polacca Koi Studio, l’israeliana Gum Films e la tedesca In Good Company. New Europe Film Sales detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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