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FIFDH GINEVRA 2023

Recensione: Look What You Made Me Do

di 

- Coco Schrijber ci confronta in modo diretto, brutale e radicale con la violenza eteropatriarcale che molte, moltissime donne devono affrontare quotidianamente

Recensione: Look What You Made Me Do

Nominato all’IDFA Award nella categoria Miglior film olandese e sbarcato a Ginevra al FIFDH dove è stato in concorso per il premio al Miglior documentario di creazione, Look What You Made Me Do (un titolo decisamente evocativo!) ci travolge come un uragano. Con il suo ultimo documentario, la regista olandese Coco Schrijber non indietreggia di fronte a nulla mostrando la violenza in tutto il suo raccapricciante orrore. Che si tratti di immagini catturate da una telecamera a circuito chiuso o di testimonianze dirette delle protagoniste che raccontano con apparente distacco il crimine commesso, la regista mostra quanto la violenza sia, come il genere, una costruzione sociale. Possono le "donne" provare istinti omicidi? La violenza è, come qualsiasi prova di forza e dominazione, riservata esclusivamente agli "uomini"?

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Nel documentario, Coco Schrijber si concentra sulle testimonianze della finlandese Laura, dell’olandese Rachel e dell’italiana Rosalba, tre donne che, vittime di terribili abusi, hanno messo in atto l’impensabile uccidendo i loro compagni. Le tre protagoniste di Look What You Made Me Do testimoniano davanti alla cinepresa della regista con coraggio e una sincerità disarmante, portavoce di tutte le vittime di un sistema eteropatrircale che le vuole privare del diritto alla ribellione.

Senza voler giustificare ma nemmeno giudicare i loro atti, Coco Schrijber ci confronta con un’agghiacciante realtà, quella relativa alla violenza contro le donne che ogni anno miete, nel mondo, più di 30'000 vittime. Avvalendosi dell’opera celeberrima di Artemisia Gentileschi Giuditta che decapita Oloferne nella quale la pittrice taglia la gola del suo stupratore, la regista olandese solleva delle domande scomode alle quali non intende dare una risposta unilaterale: qual’é la vera violenza? Quella alla quale le protagoniste sono sottoposte, effetto collaterale e perverso di una società eteropatraircale che vuole trasformarle in vittime o quella utilizzata per uscire da una prigionia psicologica che lascia cicatrici indelebili? Esiste una soluzione alternativa all’omicidio?

Il film si apre con una citazione emblematica: “quando ho detto a mia madre che un ragazzino mi picchiava al parco giochi, lei mi ha risposto: è perché gli piaci”, uno statement incisivo che mostra quanto i ruoli sociali e di genere siano insiti nel DNA della nostra società. Le così dette “donne” sono viste, sin dalla nascita, come potenziali vittime sacrificali. Coco Schrijber mescola le carte in tavola proponendoci degli esempi alternativi, delle testimonianze di donne che hanno utilizzato la violenza come lascia passare verso la libertà.

Senza glorificare il loro atto, la regista mostra con obbiettività le motivazioni che hanno spinto le protagoniste a commettere l’irreparabile. Il candore con il quale raccontano come e perché sono passate all’atto è al contempo sorprendente e destabilizzante. Laura rivive, coltello in mano, la scena dell’omicidio utilizzando il suo nuovo compagno come attore, mentre Rosalba cucina le stesse polpette riempite di sonniferi che hanno ucciso il marito. La regista ascolta senza giudicare, mostrando quanto la violenza non sia appannaggio esclusivo degli uomini ma insita in ogni essere umano.

La volenza, così come il genere è costruita socialmente, strumentalizzata con lo scopo di creare una società nella quale le vittime credono di meritare le sevizie dei loro carnefici. Cosa succederebbe se le regole cambiassero e le vittime cominciassero a ribellarsi utilizzando le stesse armi con le quali sono state zittite e traumatizzate? Look What You Mede Me Do è un film che non lascia scampo, obbligando il pubblico a confrontarsi con le proprie ambiguità.

Look What You Made Me Do è prodotto da Witfilm e venduto all’internazionale da CAT&Docs.

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