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CINÉMA DU RÉEL 2023

Recensione : Chienne de rouge

di 

- Il film di Yamina Zoutat parla di sangue, di dolore ma anche e soprattutto di rinascita. Un film misterioso che non indietreggia di fronte a nulla, come un segugio che ha identificato la sua preda

Recensione : Chienne de rouge

Uscita allo scoperto grazie a Les Lessiveuses, ricompensato con il Prix de la Création a Visions du Réel (2010) e al suo primo lungometraggio Retour au Palais [+leggi anche:
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, sesterzio d’argento sempre a Visions du Réel nella Competizione internazionale (2017), Yamina Zoutat presenta al Festival Cinéma du Réel di Parigi il suo ultimo documentario Chienne de Rouge, un film potente e necessario che parla del sangue, del suo potere al contempo distruttivo e lenitivo.

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La giornalista Yamina Zoutat, vent’otto anni all’epoca del famoso processo del sangue contaminato, riceve un ammonimento: non mostrare il sangue. Vent’anni dopo, la stessa Yamina Zoutat decide di andare contro questa ingiunzione maschile filmando il sangue in tutta la sua potente complessità. Allo stesso tempo indizio di un pericolo imminente, di morte e dolore ma anche di rinascita e riscoperta di sé, questo è mostrato senza falsi pudori, in modo diretto e viscerale.

Guidata da un desiderio irrefrenabile di immagini sanguinolente e truculente, come quella del segugio (più precisamente una “chienne de rouge”, addestrata per cercare gli animali feriti durante la caccia) che lecca il sangue di un cerbiatto morto o del sangue mestruale che cade, goccia a goccia, in un gabinetto, la regista ci trasporta in un mondo al contempo affascinante e repellente, raffinato e gore.

In Chienne de rouge, il sangue contaminato (dal virus dell’AIDS) del famoso processo seguito dalla giornalista/regista quando lavorava ancora per la TF1, si trasforma in pozione magica. Vettore di questa trasformazione simbolica è Mohamed che trasporta le sacche di sangue necessarie a Isabelle per il suo trapianto. Stéphanie, la chirurga che procede all’operazione, assume infine il ruolo di sacerdotessa di un rito salvifico e sconvolgente che lascia tracce indelebili. Chienne de rouge è un film sull’eredità, sulla contaminazione e sulla trasmissione nel quale nulla è come sembra, nel quale tabù quali quello della malattia, della morte ma anche dell’animalità vengono affrontati in modo diretto e poetico.

La storia personale della narratrice/regista, incarnata attraverso una misteriosa voce fuori campo, si insinua nel racconto ricordandoci quanto il sangue sia parte integrante di ognuno di noi. L’intimità della regista, il suo rapporto con questo potente liquido rosso, accompagna le storie dei protagonisti diventandone la linea guida. La narrazione è marcata dalla rivelazione fatta da sua madre a proposito di una malattia che, ancora bambina, avrebbe potuto condurla alla morte. Il suo stesso sangue è stato completamente sostituito con quello di un estraneo ed è stato questa “mutazione” sanguigna a salvarle la vita. Scombussolata da questa rivelazione, la regista comincia allora a riflettere sul significato di questo gesto, sul potere di un liquido al contempo salvifico e mortifero che scorre nelle vene di ognuno di noi. “Tutto il film è basato sul concetto di riparazione” afferma la regista in un’intervista, mostrando quanto, nel film, il sangue sia sinonimo di rinascita, di unità ma anche e soprattutto di diversità.

Yamina Zoutat gioca con i registri: documentario, horror, autobiografia, found footage e film surrealista per creare un’opera unica sul piano contenutistico ma anche e soprattutto stilistico. Maestose le scene nelle quali associa, in modo allegorico, immagini che tutto sembra opporre: un cigno che immerge il suo lungo collo nell’acqua e una sacca di sangue mossa, durante un trapianto, con chirurgica regolarità o ancora il parallelo fra primi piani che si concentrano sui piedi della madre della regista filmati e quelli delle comparse che partecipano alla ricostruzione di un atto terroristico di massa.

Chienne de rouge è un film che disturba nel senso positivo del termine, un film intenso e intimo nel quale ogni fotogramma sembra sgorgare direttamente dalle vene della sua regista.

Chienne de rouge è prodotto dalla ginevrina Close Up Films, dalla parigina Les Films d’Ici, in coproduzione con la RTS e venduto all’internazionale da Shellac.

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