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ZAGREBDOX 2023

Recensione: Eight Chapters

di 

- Otto cineasti croati si uniscono per realizzare l'idea della produttrice Tamara Puizina e raccontare le esperienze di otto donne di diverse generazioni

Recensione: Eight Chapters

A volte il titolo rivela la natura di un film. È certamente il caso di Eight Chapters, un documentario omnibus in otto parti scritto e diretto da altrettanti registi croati, appena presentato in anteprima al concorso regionale di ZagrebDox. Tutti i racconti ruotano più o meno intorno allo stesso tema (o a temi simili) - cioè l'esperienza femminile (o diverse esperienze femminili) - però inquadrato e codificato in modi diversi a seconda della generazione a cui appartengono le singole protagoniste. L'intero progetto è stato ideato dalla studentessa di produzione cinematografica Tamara Puizina, dell'Accademia di Arti Drammatiche di Zagabria.

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L’episodio iniziale (diretto da Jasmina Beširović) segue Tila, cinque anni, mentre impara ad andare in bicicletta. La cosa ironica è che l'esperienza femminile inizia con una guida maschile: è lo zio a insegnarle. Lo stesso tipo di ironia continua nel secondo capitolo (diretto da Tonći Gaćina), in cui seguiamo Jana, una campionessa di nuoto in età adolescenziale (allenata da un uomo, ovviamente) che lotta con le contraddizioni, come lo sport e la scuola, o la possibilità di praticare sport ed essere considerata "femminile".

Questa prospettiva scompare quando i protagonisti diventano più grandi e più individualisti, nei capitoli successivi. Nel terzo episodio di Dalija Dozet vediamo Tina che si prepara all'esame di ammissione agli studi di fotografia. Il quarto capitolo (diretto da Anja Koprivšek) segue Ana Marija, che vuole mettersi alla prova come attrice. Il segmento successivo (diretto da Petar Vukičević) è incentrato su Dunja, che lotta contro la depressione. Nel sesto capitolo di Judita Gamulin vediamo Nela, una donna in carriera e autrice affermata, che guida un gruppo di sostegno per giovani madri. La pensionata Mirjana è la protagonista del settimo segmento di Katarina Lukec, mentre il film si conclude con l'ottavo capitolo di Tiha K Gudac, in cui seguiamo l'anziana pittrice Ljerka.

L’idea alla base sembra a prova di bomba nella sua semplicità, ma c'è da chiedersi se sia davvero così solida, dal momento che non c'è spazio per uno sviluppo approfondito delle singole storie, quindi il film gratta solo superficialmente la superficie degli argomenti che affronta. Inoltre, non è chiaro se alcune cose, come il fatto che nessuno dei protagonisti sia mai visto in compagnia dei suoi familiari più stretti, siano frutto di un disegno o di una semplice coincidenza.

È evidente che registi non hanno certo avuto molta libertà nell'approccio generale ai soggetti, a causa del limitato tempo a disposizione sullo schermo. Solo Jasmina Beširović, nel primo capitolo, opta per un approccio osservativo, mentre gli altri optano per interviste-ritratto con il bonus della narrazione fuori campo dei protagonisti. Tuttavia, sono state colte alcune opportunità per una maggiore pulizia e diversità, che si tratti dell'uso della colonna sonora originale di Zvjezdan Ružić o di musiche provenienti da altre fonti, del materiale fotografico che compare in alcune storie, o anche di un certo lirismo riflessivo. Altre scene sono caratterizzate da un'atmosfera piuttosto umorale. L'utilizzo dello stesso direttore della fotografia (Raul Brzić) per tutti i capitoli contribuisce a migliorare la coerenza del film nel suo complesso, mentre il montaggio di Marta Bregeš e Maja Predrijevac è abbastanza fluido da rendere Eight Chapters leggermente migliore della semplice somma delle sue singole parti.

Eight Chapters è una produzione croata dell’Axxademia di Arti Drammatiche di Zagabria, con il supporto del Croatian Audiovisual Centre.

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(Tradotto dall'inglese)

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