Recensione: The Love Room
- Nel suo primo lungometraggio documentario, Suzana Dinevski affronta il dolore di due donne i cui mariti sono stati incarcerati

Ogni volta che il tema delle carceri viene posto in un film, che sia di finzione o documentario, ci si concentra di solito su qualcosa che sta all'interno delle mura: i detenuti, le guardie, la direzione o l'intero sistema carcerario. I cineasti normalmente prestano poca attenzione a coloro che rimangono all'esterno e che hanno i propri cari dietro le sbarre. Ma The Love Room di Suzana Dinevski è uno dei rari film che lo fa, poiché mette sotto i riflettori le mogli di due detenuti nella stessa prigione, Idrizovo vicino a Skopje.
In fase di sviluppo, The Love Room aveva vinto il Neaniko Plano Subtitling Award al Festival del documentario di Salonicco dello scorso anno (leggi la news). La sua prima mondiale al Phoenix Film Festival e quella europea nella competizione regionale di ZagrebDox si sono succedute a distanza di soli tre giorni. Considerando quanto sia universale l'argomento e quanto sia originale la prospettiva che offre, per questo film è più che garantito un tour di piccoli festival del documentario e di film sui diritti umani.
Milan Zarubica è stato condannato a 13 anni di carcere per produzione e distribuzione illegale di stupefacenti, mentre Daniel Ilievski deve scontare una pena detentiva di dieci anni per aggressione. Entrambi gli uomini sono sposati con figli, quindi ogni mese sono concesse loro due visite familiari e una visita coniugale in una delle numerose stanze che danno il titolo al film. Inoltre, Daniel gode del diritto a diversi fine settimana di licenza all'anno. Ma questi due uomini, sebbene osservati frequentemente nelle loro routine carcerarie (nel caso di Daniel anche durante il congedo), non sono i protagonisti del film di Dinevski; lo sono la moglie di Milan, Olivera, e la moglie di Daniel, Ljupka. Oltre ad essere osservate nella loro vita quotidiana mentre i loro mariti sono assenti e durante le loro visite al carcere, hanno anche la possibilità di esprimere le loro opinioni ed esprimere i loro sentimenti in interviste e narrazioni.
Dinevski usa una sorta di falsa pista per aprire il film, mostrando la routine di Daniel al chiuso e quella di Olivera all'aperto per indurci a pensare che siano una coppia. È solo quando apprendiamo che Daniel sta uscendo per fare visita alla sua famiglia e Olivera, insieme a suo figlio Filip, entra per visitare Milan che ci rendiamo conto delle relazioni tra i personaggi e dei loro status, sia all'interno che all'esterno. La regista stabilisce anche il suo stile inconfondibile attraverso una raffinata miscela di diversi approcci documentaristici, passando dall’osservazione con alcuni momenti lirici e riflessivi (complimenti al direttore della fotografia di Honeyland [+leggi anche:
recensione
trailer
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scheda film] Fejmi Daut per aver svolto qui un lavoro altrettanto impressionante) a interviste ritratto più sobrie – e il più delle volte funziona. Nelle parti osservative, Dinevski a volte opta per l'uso frequente di primi piani e angoli irregolari, che aggiungono dinamismo, mentre l'uso misurato della colonna sonora di Duke Bojadžiev nei punti giusti aggiunge un po' di atmosfera.
Le differenze nel background delle coppie sono un’arma a doppio taglio, poiché aggiungono un senso di diversità, ma sono anche il motivo per cui le due narratrici non funzionano ugualmente bene come "personaggi" del documentario. In poche parole, Olivera, che è più istruita e più eloquente della semplice Ljupka, ha più risalto e più possibilità di raccontare la sua storia in modo convincente. Un altro problema è la ripetitività dei temi che affiorano nei loro monologhi, il che potrebbe far pensare che Dinevski non ha osato incoraggiarle ad aprirsi completamente e che The Love Room sarebbe stato più efficace in un formato più compatto, di durata media. Resta comunque decente come lungometraggio documentario.
The Love Room è una produzione macedone guidata da Suzi Kju Production e Award Film & Video, con il supporto di North Macedonia Film Agency.
(Tradotto dall'inglese)
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