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HOT DOCS 2023

Recensione: Roberta

di 

- Non si cresce senza perdersi nel documentario libero da ogni giudizio della regista lituana Elena Kairytė

Recensione: Roberta

I tempi cambiano, e alcuni sostengono addirittura che diventino più difficili, ma è rassicurante che un numero sufficiente di giovani sia ancora frastornato e confuso. E non si tratta solo di ragazzi, come sembra essere dimostrato da una sfilza di nuovi documentari. Anche le ragazze e le donne si prendono il loro tempo, commettono errori, capiscono chi sono e cosa vogliono. Infine, non sono più loro i responsabili, non sono più le Wendy dei giocosi Lost Boys di Peter Pan.

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di Lea Glob, vincitore dell'IDFA. D'altra parte, il fascino di Elena Kairytė per la sua protagonista è un po' più difficile da capire. La protagonista di questo film, presentato a Hot Docs come parte del programma The Changing Face of Europe di European Film Promotion, non sembra avere alcun talento specifico o quel tipo di carisma che ti fa fare un doppio salto. È ansiosa e annoiata; sta aspettando qualcosa a cui probabilmente non sa nemmeno dare un nome. Ma ha anche qualcosa di divertente, quella dannata irrequietezza, mentre passa dal parlare di depressione all'ondeggiare felicemente con la musica, dal fare la babysitter al tatuare qualche ragazzo in una stanza, o semplicemente a riassumere un altro inutile tentativo di trovare un lavoro stabile. "Ho in bocca il sapore amaro del fallimento. E ora, di caffè".

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A Kairytė non interessa molto il quando e il come, e nemmeno Roberta entra nei dettagli della sua storia. Alla fine trova lavoro all'estero, questo è chiaro, e sopravvive a un'altra emergenza capelli. Non ci sono molte spiegazioni: il suo colore di capelli sempre diverso e i suoi lavori a breve termine sono l'unico segno del fatto che è passato del tempo e che ora potrebbe essere in un posto completamente diverso.

Questo dà alla storia la qualità fugace di un ricordo, che è già mezzo dimenticato ma che si fa ancora sentire. Mentre Roberta continua a lottare - a un certo punto introduce un bambino sprovveduto alla storia dei Tre Porcellini, questa volta gravata da debiti - Kairytė le lascia spazio, senza mai costringerla ad affermare ciò che è già ovvio o a lamentarsi della sua situazione. Probabilmente perché Roberta non lo permetterebbe mai, commentando ironicamente la sua "vita da barbone".

Eppure - sempre senza entrare troppo nei dettagli - alla fine del film si percepisce un vero e proprio cambiamento, anche se sarebbe difficile spiegarne il motivo. Forse questo grido stereotipato, lo sforzo di "trovare se stessi", ha più a che fare con l'imparare ad accontentarsi, a rendersi felici, invece di aspettare che siano gli altri a farlo. E se per farlo è necessario bruciarsi i capelli, allora così sia. Alla fine ricresceranno.

Roberta è una produzione lituana di Baltic Productions.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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